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Omicidio di Giulia Tramontano

Giulia Tramontano, cosa dicono le motivazioni della sentenza all’ergastolo per Alessandro Impagnatiello

La Corte di Appello di Milano ha motivato la sentenza di primo grado con cui Alessandro Impagnatiello è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna incinta Giulia Tramontano. Secondo i giudici l’uomo ha cominciato a pensare all’uccisione della compagna subito dopo l’annuncio della gravidanza.
A cura di Alice De Luca
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Ha cominciato a progettare l'omicidio di Giulia Tramontano pochi giorni dopo che lei gli aveva detto di essere incinta e ha continuato ad architettare la morte della fidanzata per quasi sei mesi. Questa è solo una delle tante spiegazioni con cui i giudici della Corte di Assise di Milano hanno motivato la condanna all'ergastolo in primo grado per omicidio pluriaggravato, occultamento di cadavere e procurato aborto a carico di  Alessandro Impagnatiello, colpevole, secondo i magistrati, aver ucciso la sua compagna Giulia Tramontano al settimo mese di gravidanza nella casa in cui convivevano, a Senago.

La premeditazione durata quasi sei mesi

Secondo i giudici, Impagnatiello, ex barman di Armani Café, avrebbe accoltellato la compagna nel maggio del 2023, ma il progetto di ucciderla risalirebbe a quasi sei mesi prima, al dicembre del 2022. In questo lasso di tempo l'uomo avrebbe tentato diverse volte di avvelenare Tramontano e il bambino di cui era incinta, utilizzando veleno per topi e ammoniaca. A dimostrarlo sarebbero anche le diverse ricerche sul web: "veleno per topi"

Impagnatiello avrebbe deciso di accoltellare Giulia dopo che lei aveva incontrato la sua collega-amante, nel pomeriggio del 27 maggio: "Dopo avere realizzato – scrivono i giudici – che il proprio castello di menzogne stava crollando, che nessuna delle due donne era più disponibile a parlare quattr'occhi con lui senza la presenza dell'altra […] l'imputato ha deciso che ormai non era più tempo di indugiare, di essere prudente ed adottare i subdoli strumenti venefici utilizzati fino a quel momento".

L'uomo, secondo la corte, sarebbe stato mosso anche da una sorta di senso di umiliazione che lo avrebbe "avvilito e mortificato", dopo aver preso coscienza "di essere diventato a sua insaputa lo ‘zimbello' di tutti i colleghi dell'Armani Caffè" dove lavorava e che "già da una settimana" erano venuti a conoscenza delle sue bugie attraverso le due ragazze.

L'aggravante della crudeltà

É a questo punto che Impagnatiello decide di tendere un agguato a Tramontano: rimuove il tappeto di casa e copre con un telo il divano, così da evitare che nel salotto potessero rimanere macchie di sangue. Non appena la compagna entra nell'appartamento, lui la aggredisce con 37 colpi utilizzando uno dei coltelli trovati in cucina.

Si giustifica qui – nelle motivazioni dei giudici – l'aggravante della crudeltà: i colpi infatti "sono stati inferti allorché la vittima era ancora viva" e nonostante "portasse in grembo il figlio dello stesso reo". Un'istante in cui Tramontano, secondo la Corte, "ha senz'altro realizzato, sebbene per una manciata di secondi, che insieme con lei moriva anche il nascituro che portava in grembo", cosa che avrebbe "provocato nella donna una sofferenza ulteriore".

Il tentativo di far sparire il corpo della compagna

Dopo l'uccisione di Tramontano, Impagnatiello ha cercato di far sparire il corpo bruciandolo nella vasca da bagno. Una mossa anch'essa pensata in anticipo, come dimostrano le ricerche sul web precedenti all'uccisione della compagna: "Ceramica briciata vasca da bagno". Scrivono ancora i giudici: "L'imputato dopo aver ucciso la compagna l'ha trascinata nella vasca da bagno e, utilizzando materiali che si trovano in cucina, come l'alcol, ha tentato di farla sparire per sempre riducendola in cenere […] Ma invano: il corpo di Giulia nonostante i tentativi di combustione non spariva ‘come un fazzoletto' come puerilmente l'imputato aveva pensato".

Impagnatiello a questo punto avrebbe cercato di gestire l'imprevisto in modo "improvvisato, grossolano, rudimentale e imprudente", finendo per nascondere il corpo della compagna "a soli 800 metri da casa, nel luogo ove poi gli inquirenti lo hanno trovato".

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