Giulia Tramontano avvelenata dal compagno, lui si difende: “Il veleno mi serviva per cacciare i topi dal bar”
Aveva provato a giustificare Alessandro Impagnatiello quando gli inquirenti avevano trovato una boccetta di veleno per topi a base di bromadiolone nel suo zainetto. Aveva spiegato loro che gli serviva per debellare i topi nel lussuoso bar dell'Armani Hotel in cui lavorava, come riporta la trasmissione tv Quarto Grado. Ma le successive indagini e tutti gli accertamenti hanno fatto emergere la verità: Impagnatiello, in carcere con l'accusa di aver ucciso con 37 coltellate la compagna incinta al settimo mese Giulia Tramontano, per mesi aveva cercato di avvelenare la compagna e il feto somministrano alla ragazza il veleno. Questo è quello che hanno scoperto i medici legali una volta ottenuti gli esami tossicologici eseguiti sul corpo di Giulia.
I risultati dagli esami sarebbero stati confermati anche da alcuni messaggi che negli ultimi mesi Giulia inviava alle amiche e ai familiari. Scriveva di sentirsi stava "come drogata". Alla madre una volta ha spiegato di l'acqua che beveva sembrava sapesse di ammoniaca, la madre così le ha subito suggerito di buttarla.
I colleghi di Impagnatiello lo smentiscono
Secondo quanto emerso dagli esami dei medici legali non è però chiaro quanta sia stata la dose di veleno – che Impagnatiello comprava online sotto falso nome – somministrata a Giulia: secondo i medici il veleno sarebbe stato somministrato o in poche dosi con però quantità di veleno non ridotte, o più dosi in più piccole quantità. Certo è che le tracce di veleno erano presenti sia nel corpo della donna che nel feto. Eppure l'indagato aveva cercato di giustificarsi dicendo che il veleno nel suo zaino serviva solo a cacciare i topi dal locale di lusso in cui viveva. Ma anche i suoi colleghi hanno fin da subito precisato che i topi al bar non ci sono mai stati.
Il piano premeditato da Impagnatiello
Secondo gli inquirenti, Impagnatiello progettava il delitto da mesi dunque perché "stressato dalla situazione che stava vivendo": da tempo infatti intratteneva due relazioni sentimentali, riempiendo di bugie entrambe le donne. Alla fine non è stato il veleno somministrato dal compagno a uccidere Giulia. L'uomo le ha inferto 37 coltellate, la prima alla gola, la sera del 27 maggio nel loro appartamento di Senago: poche ore prima Giulia aveva incontrato "l'altra donna" del compagno.