Giovane imprenditore lascia Milano: “Troppo cara, ne risente la qualità della vita dei lavoratori”
"Basta, me ne vado da Milano. Vivere qui non è sostenibile". Lo scrive su LinkedIn Lorenzo Lodigiani, giovane imprenditore tech e il post fa il giro del web, scatenando migliaia di commenti e polemiche. "Milano non è una città per giovani". Lui, 26 anni, nel 2020 ha fondato con l'amico 22enne Giuseppe Stranieri una start up. E dopo tre anni nel capoluogo lombardo, ha deciso di ritornare nel suo Piemonte (e per la precisione a Torino).
Come sei arrivato a Milano?
Sono venuto qui a studiare per la laurea magistrale, alla facoltà di Comunicazione dello Iulm. Poi ho fondato la mia start up durante il lockdown, e oggi vivo di questo. Ora siamo tre soci e tre dipendenti, in cerca del quarto. Il primo anno abbiamo chiuso con 100mila euro di fatturato, e quest'ultimo anno abbiamo aperto il nostro primo aumento di capitale.
Trovarti a Milano ti ha agevolato dal punto di vista professionale?
In realtà, per la natura del mio lavoro, che di fatto si basa su una piattaforma online, fino a un certo punto. Detto questo riconosco però che Milano, per tanti altri mestieri, offre sicuramente opportunità. È una città molto internazionale, ben collegata. Ci sono i fondi, ci sono le persone, c'è il lavoro. Ma è troppo cara.
E infatti hai scritto quel post su LinkedIn.
L'ho scritto di getto, senza pensare. Non mi aspettavo tutta questa visibilità, e di scatenare così tante polemiche. Io ho riportato la mia esperienza e la mia storia, che è quella di un lavoratore digitale e dunque con la possibilità di scegliere dove spostarsi. E io ho deciso di spostarmi.
Non si tratta però solo della tua storia: nel post hai lanciato delle critiche verso Milano.
Il motivo per cui quel post ha avuto successo è che, evidentemente, ho toccato delle corde comuni. Ho letto infatti molti commenti di persone d'accordo con me, che mi hanno scritto "ammiro il tuo coraggio", "anche io vorrei farlo ma non trovo il modo". Così come ho ricevuto tante critiche, sentenze sparate, difese di Milano a spada tratta. "Non devi mollare", "sei debole, ecco perché te ne vai", mi hanno detto.
La prima critica, quella sul costo della vita a Milano.
A Milano stavo in periferia, zona Famagosta, e pagavo 1200 euro di affitto. Con il nuovo contratto, addirittura, sarei passato a 1500 euro. Era sicuramente la spesa più grande: l'affitto a Milano è assurdo. A Torino, invece, ne spenderò 800 per stare in centro. E questo non solo mi fa restare nel portafoglio almeno 400 euro, ma mi fa eliminare anche i mezzi e i lunghi tempi di percorrenza. Mi posso muovere a piedi, in maniera più agevole.
C'è anche un tema di qualità della vita, oltre che di denaro?
È importantissimo, quella che in gergo si chiama work-life balance. Dopo due anni di pandemia e quarantena, mi sono reso conto che voglio e devo valorizzare anche la mia vita personale. Devo stare più sereno, in un luogo che mi fa stare bene. E così ho agito di conseguenza.
Perché hai scelto proprio Torino?
Sono astigiano, a Torino sono andato spesso da piccolo e da studente. I palazzi in stile vittoriano, il Po, i grandi viali… mi mettono di buonumore. Torino è più a misura d'uomo: hai tutto in centro, tutto raggiungibile a piedi. È vicina alla montagna, vicina al mare, vicina a una bellissima campagna.
Cosa dovrebbe cambiare, a Milano?
Dal mio punto di vista di giovane, il costo degli affitti. Appartamenti illegali, brutti, scomodi, con prezzi folli. Non è sostenibile: non si può buttare quasi tutto lo stipendio in affitto. Chi prende 1000 euro al mese, e ne spende 800 per una stanza, come fa a vivere?