Giornata contro Aids, Paolo e la paura di essere sieropositivo: “Fate i test, l’Hiv non è una colpa”
"Più se ne parla e meno paura fa": termina così il lungo post pubblicato da Paolo Japi, ragazzo milanese che ha voluto affidare a Facebook il racconto della sua sierofobia conosciuta meglio come la paura di essere sieropositivo. Paolo ha scelto questo giorno perché, come ogni 1 dicembre, ricorre la Giornata mondiale contro l'Aids. Sulla malattia, provocata dal virus Hiv, aleggia ancora tanta ignoranza e proprio per questo la giornata ha l'obiettivo di sensibilizzare la popolazione sul tema.
Il primo test e la paura di aver contratto l'Aids
"Sono stato sierofobico e la prima volta che ho fatto l'esame per le malattie sessualmente trasmissibili ero adolescente". Dopo quel test, Paolo inizia a vivere con l'angoscia di poter contrarre la malattia: "Ero convinto che l'esito positivo mi avrebbe cambiato la vita, in peggio ovviamente. La malattia mi terrorizzava ma anche tutto l'aspetto legato all'idea che si ha delle persone sieropositive". Uno stereotipo, nato tra gli anni '80 e '90, ma che vive ancora oggi: "Il virus infetta chiunque e di qualsiasi genere e orientamento sessuale. C'è ancora tanta confusione dovuta al tabù e alla mancanza di un'educazione sessuale adeguata".
La prevenzione è la prima forma di tutela
La fobia diventa per Paolo una compagna di vita e per questo oggi ha deciso di scrivere un post che possa sensibilizzare chiunque leggerà: "Avevo messo in atto dei meccanismi mentali di protezione, sintomi di un comportamento ossessivo compulsivo. Pronunciare le parole Hiv e Aids mi facevano sudare freddo, tremare, sentivo un groppo in gola, una morsa allo stomaco". Una condizione che si rifletteva sulla sua salute psico-fisica: "Così magro, pallido, emaciato, con uno stile di vita socialmente poco accettabile, davo l'impressione di essere sieropositivo. Spoiler: non esiste un profilo per il malato ideale". Ad aiutarlo a superare questa paura è stata la psicoterapia, condotta per anni e che gli ha permesso di costruire una nuova consapevolezza: "Sono sempre molto attento. La prevenzione è la prima forma di tutela, ma il virus non è una colpa. Non bisogna essere stigmatizzati per questo. Non ho mai pensato che chi lo abbia contratto se lo sia cercato. La conoscenza è fondamentale. Fate il test, usate il preservativo, se non volete o non potete usarlo potete seguire una terapia per prevenire il contagio da Hiv, la PrEP. Non effettuare il test mette a rischio voi e gli altri".