Giorgia Meloni a Milano per la commemorazione di Ramelli: “Il saluto romano è antistorico”
C'era anche la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni nella commemorazione di questa mattina in ricordo di Sergio Ramelli, il 18enne militante del Forte della Gioventù ucciso nel 1975 dall'estrema sinistra. Ai giardini che prendono il nome del giovane ragazzo c'era anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala.
La commemorazione stamattina ai giardini Ramelli
Le commemorazioni per Ramelli a Milano sono da anni un momento fondamentale per l'area dell'estrema destra, con i militanti che si ritrovano il 29 aprile in una manifestazione che si conclude con il saluto romano in serata. La presidente di Fratelli d'Italia tiene a sottolineare che si tratta di "un'altra manifestazione, non siamo noi. I saluti romani sono antistorici", risponde alle domande della stampa che le chiede se condivide tali gesti. Ai microfoni di Fanpage.it spiega che la sua presenza a Milano e alla commemorazione "non è nessun segnale, è la prima volta che partecipo alla commemorazione perché è la prima volta che sono a Milano in questa giornata. Partecipo a molte altre di queste commemorazioni a Roma dove come sapete di questa storia ce ne sono state tantissime". La Meloni sottolinea che Fratelli d'Italia non sarà presente alla manifestazione di stasera con i militanti di estrema destra: "Noi non abbiamo dato nessuna indicazione di partecipare alla manifestazione".
La manifestazione di estrema destra
Intanto in queste ore non mancano le proteste dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia milanese, che da sempre denuncia le manifestazioni. Il corteo con i militanti di estrema destra parte nel pomeriggio. Il punto di partenza, però, sarà diverso dal solito: non più piazzale Susa, ma piazzale Gorini e terminerà in via Paladini dove 47 anni fa fu ucciso Ramelli. Si passerà anche nei luoghi dove sono stati uccisi, sempre il 29 aprile, Enrico Pedenovi (politico del Msi ucciso nel 1976 dai terroristi di Prima linea) e Carlo Borsani (braccio destro di Mussolini ucciso dai partigiani nel 1945). Un percorso stabilito insieme alla questura e alla prefettura, che hanno imposto alcuni divieti a chi parteciperà: non si può marciare in modo "inquadrato" o militare, niente tamburi, saluti romani o vessilli riconducibili al Ventennio, alla Repubblica sociale né al nazismo.
(Ha collaborato Simone Giancristofaro)