Ginnastica ritmica e violenze psicologiche: la denuncia di due atlete anche a Brescia
La prova della bilancia in mutande di fronte alle compagne, gli insulti per il peso ("vitello tonnato", "cinghiale", "ippopotamo"). I ritmi stressanti, le umiliazioni continue davanti a esercizi svolti non alla perfezione, le mortificazioni in pubblico e le minacce ("Come ti ho creato ti distruggo"). Succede anche in provincia di Brescia.
Una serie di presunte vessazioni che avrebbero spinto una madre a recarsi alla Questura, e denunciare così gli allenatori della palestra di ginnastica ritmica frequentata dalla figlia e dalla sua migliore amica. Che sarebbero cadute in uno stato di ansia e prostrazione tale da spingerle a ritirarsi per sempre dall'attività sportiva.
Un atto di coraggio, con tutta probabilità, sulla scia delle denunce di abusi che in questi giorni stanno investendo il mondo della ginnastica ritmica nazionale. Accuse di maltrattamenti, bullismo e violenze psicologiche che avrebbero traumatizzato le giovanissime atlete, isolandole e incoraggiando comportamenti del disturbo alimentare.
Sul caso degli abusi nella ginnastica ritmica interviene il governo nazionale
Il procuratore capo Francesco Prete e il pubblico ministero Alessio Bernardi al momento stanno valutando possibili accertamenti. Il caso, intanto, ha superato i confini della città lombarda e ha raggiunto i palazzi del Governo, unendosi alle altre denunce di abusi giunte da tutta Italia. Al punto che domani stesso il neo ministro dello Sport e dei Giovani Andrea Abodi incontrerà nella sede del ministero il presidente del Coni Giovanni Malagò, e quello della Federginnastica Gherardo Tecchi.
Le due stelle emergenti della ginnastica ritmica si ritirano
Le due giovani hanno rispettivamente 13 e 15 anni. Stelle emergenti della ginnastica ritmica regionale, un paio di mesi fa avevano improvvisamente stracciato la tessera del club bresciano. Nonché rotto drasticamente i rapporti con l'allenatrice. La motivazione? Ciò che accadeva negli spogliatoi e dietro le porte chiuse della palestra.
La denuncia dell'azzurra Nina Corradini dopo l'addio alle Farfalle
Casi identici a quello appena denunciato da Nina Corradini, ex atleta azzurra che ha recentemente raccontato il motivo del suo addio alle Farfalle di Cesano Maderno. "Me lo ricordo il giorno in cui ho trovato la forza di andare via, era il 14 giugno 2021. Avevo passato ogni minuto degli ultimi mesi precedenti a desiderare di scappare da lì. Ora voglio informare e proteggere le bambine più piccole. Tutti devono sapere la realtà".
Ovvero il controllo in pubblico del peso, dopo colazione ("Infatti non l'ho mai fatta, ogni tanto mangiavo solo un biscotto di nascosto") e l'ossessione della bilancia ("Mi pesavo 15 volte al giorno. Il lassativo mi disidratava e, non mangiando, non avevo più forze. Mi ammalavo, avevo poco ferro nel mio corpo. Una volta sono svenuta, ma le allenatrici mi hanno fatto andare lo stesso in palestra. Pensavano fosse una scusa"), offese quotidiane ("Vergognati", "Davvero riesci a guardarti allo specchio?"). Pressioni mentali distruttive, per il corpo e per la mente.
La campionessa Anna Basta: "Ho pensato anche al suicidio"
Alla sua voce si è unita anche quella della collega ginnasta Anna Basta, ex campionessa plurimedagliata. "Ho pensato anche al suicidio". E ancora. "Sognavo la bilancia di notte, mi sentivo sempre grossa".
Alla mamma scriveva per messaggio: "Mi dispiace che il mio corpo sia così. Mi rendo conto di essere arrivata a un punto in cui non vivo bene con me stessa, in cui non riesco a guardami allo specchio senza distogliere lo sguardo incazzata, in cui ho paura che le persone mi giudichino sempre".
Due testimonianze che hanno sollevato un vero e proprio polverone, nel mondo sportivo e non. E la valanga dello scandalo, man mano che emerge in superficie, si fa sempre più grande. E raccoglie ancora nuove proteste, nuove rivelazioni. Come quelle che arrivano dalla palestra di Brescia.