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Ginecologhe e primario si dimettono: in crisi il reparto maternità dell’ospedale di Magenta

All’ospedale Giuseppe Fornaroli di Magenta si sono dimesse cinque ginecologhe. La decisione dipenderebbe dal clima lavorativo all’interno del reparto maternità, segnato da tensioni tra il primario e altri colleghi. Lo stesso dottore, però, ha deciso di lasciare il posto di lavoro e l’ASST spera in un ritorno delle professioniste.
A cura di Alice De Luca
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Foto di repertorio
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É boom di dimissioni nel reparto maternità dell'ospedale Giuseppe Fornaroli del comune di Magenta, in provincia di Milano. Nelle scorse settimane se ne sono andate cinque dottoresse a causa, probabilmente, del clima di tensione che si era creato tra il primario e alcuni colleghi. Venerdì, però, anche lo stesso dottore al centro delle contestazioni ha deciso di lasciare il posto.

I primi disordini sono cominciati verso metà febbraio, quando cinque dottoresse di ostetricia e ginecologia se ne sono andate dall'ospedale motivando le dimissioni con "problemi interni". Una formula dietro alla quale si sarebbe celata in realtà la volontà di allontanarsi da una situazione di tensione tra il primario e altri medici sulla gestione del reparto e del personale. Nei giorni scorsi, poi, anche il primario ha deciso di licenziarsi.

I sindacati, allarmati dalla possibilità di chiusura del reparto, hanno tentato di risolvere il problema incontrando i responsabili dell'Agenzia Socio Sanitaria Territoriale (Asst) Ovest Milanese. Il direttore dell'azienda Valentino Lembo ha spiegato ai microfoni di TgR Lombardia di aver cercato di convincere le dottoresse a tornare e di stare cercando nuovi professionisti: "Ci siamo mossi già con un concorso – ha detto – che era già stato bandito e che sarà espletato il 2 aprile, dove sono iscritte circa 17 persone. Ci auguriamo che se il primario  fosse, diciamo così, il problema, ci possa essere un rientro delle posizioni".

Nel frattempo nel reparto, oltre ai collaboratori provenienti da altre aziende sanitarie territoriali, continuano a lavorare i medici dimissionari, che resteranno in servizio fino al 1° maggio per garantire i livelli di assistenza necessari.

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