Gianni Occhi e il corteo pro Pal: “Credevo mi arrestassero, la polizia non doveva intervenire”

Gianni Occhi (Rifondazione Comunista) racconta a Fanpage.it di essersi trovato a Milano proprio in mezzo al corteo pro Palestina dove sabato 12 aprile sono avvenuti gli scontri: “Cercavo di non farmi sorpassare dai ragazzi incappucciati, ma la polizia ha caricato”.
A cura di Chiara Daffini
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Gianni Occhi, ex consigliere di Rifondazione Comunista a Milano, è diventato il simbolo degli scontri avvenuti al corteo pro Palestina di sabato 12 aprile. Occhi, che cavalca le piazze della lotta politica fin dagli anni Settanta, osserva la manifestazione di qualche giorno fa attraverso la lente della sua lunga esperienza di attivismo.

Gianni, suo malgrado è diventato un po’ l'immagine simbolo di quanto è successo alla manifestazione di sabato 12 aprile.
"Non volendolo eh, non me la sono cercata – risponde ridendo -. Era una bella manifestazione, mai vista prima, per quanto mi ricordo, sulla questione del massacro in Palestina".

Ci sono stati però scontri ed episodi di vandalismo. Cos'è successo?
"Io sono stato coinvolto nei disordini solo verso la fine. A un certo punto io e i compagni che stavano manifestando con me siamo arrivati in una via stretta, in prossimità di piazza Basamenti. Ci siamo fermati e abbiamo visto due schieramenti di polizia ai due lati di questa via, appunto molto stretta. Sembrava che gli agenti volessero chiudere qualsiasi possibilità di fuga da quel corteo. Io ero fra gli ultimi del mio spezzone e a un certo punto avanzava da dietro un gruppo di ragazzi vestiti di nero, cercavano di sorpassarci".

Che cosa avete fatto?
"Abbiamo cercato di tenerli a bada con un po’ di spintoni, ma a quel punto la polizia ha caricato, io ero in mezzo, sono caduto per terra una volta, mi sono rialzato e poi loro hanno cercato in qualche modo di strattonarmi. Ero convinto che volessero arrestarmi e mi sono agitato, pensavo: ‘Come? Volete arrestare me? Ma che cosa state facendo? Guardate che state rovinando un corteo, avete spezzato tutto'".

Gliel'ha detto?

"Sì, a qualcuno di loro ha detto ‘Guardate che domani si parlerà solo di questo e non del resto, questa è una cosa che non dovevate fare'. Gli agenti mi hanno quindi preso di peso e mi hanno allontanato per evitare che venissi coinvolto nei tafferugli. Mi hanno detto: ‘Lei stia qui tranquillo che ci pensiamo noi". Penso che le scritte contro Giorgia Meloni e il vandalismo fossero un pretesto, perché se era per arrestare gli autori di quei gesti non serviva caricare un corteo e spezzarlo. Non c'era motivo per intervenire".

È innegabile però la presenza destabilizzante di matrici estreme spesso all'interno di questi cortei.
"È un problema serio perché, ad esempio io penso alla manifestazione del 25 aprile, spero che nessuno di loro immagini di venire a quella manifestazione, se ne stiano a casa. Tra l'altro sono giovani che non hanno vissuto gli anni di piombo, quindi non si rendono neanche conto che loro sono la caricatura, eventualmente, di alcune cose che sono successe in questo Paese e a Milano in particolare".

Secondo lei i violenti che cosa cercano?
"L’obiettivo è solo farsi vedere, perché così si parlerà di loro. La violenza a Milano c'è sempre stata in qualche modo ormai però è da molti anni che non si esercita più, i servizi d'ordine sono stati sciolti, cioè è evidente che c'è un tentativo di riappacificare anche le varie anime, però c'è qualcuno che non lo vuol capire, evidentemente".

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