Gianluca Colleoni morì per la “sindrome del cuore infranto”, assolto il padre Mario

Non fu il padre a uccidere Gianluca Colleoni, ma la "sindrome del cuore infranto". Mario è stato definitivamente assolto dall'accusa di omicidio preterintenzionale dalla corte d'Assise d'Appello di Milano per la quale era stato condannato a tre anni di reclusione. "È certo che il decesso non è stata conseguenza diretta delle lesioni procurate dai colpi inferti", si legge nelle motivazioni della sentenza.
La mattina del 9 dicembre 2019
Erano le 7:30 del 9 dicembre 2019 quando Gianluca telefonò al padre Mario. Dopo una nottata trascorsa fuori, il 48enne era andato a sbattere con l'auto contro un muretto. Il padre (di 72 anni all'epoca dei fatti) lo recupera e lo riaccompagna a casa a Muggiò (in provincia di Monza e Brianza) dove il figlio era tornato a vivere da qualche tempo dopo aver chiuso il rapporto con la ex compagna. Gianluca era tossicodipendente, aveva problemi di alcolismo e ludopatia. Intorno alle 11 il padre Mario, esasperato dal comportamento del figlio, lo rimprovera. Nasce una lite che porta Mario a colpire Gianluca con un batticarne alla testa. Sarà proprio il padre a chiamare disperato il 112: "Venite, ho ucciso mio figlio".
La sindrome di Takotsubo
L'autopsia non aveva rilevato fratture del cranio o traumi cranici. In un primo momento, però, il 72enne venne arrestato e messo ai domiciliari: condannato, in abbreviato, a tre anni di reclusione poiché si riteneva esistesse un nesso causale tra lo stress per l'aggressione e la morte. Ora il processo di appello ha assolto completamente Mario Colleoni perché "il fatto non sussiste". Non solo non fu letale il colpo inferto con il batticarne, ma a uccidere Gianluca fu la sindrome di Takotsubo: un'aritmia cardiaca provocato da una situazione di forte stress aggravata dalle dipendenze di cui soffriva Gianluca.