Giacomo Sartori trovato morto: dall’analisi dello smartphone del 29enne le risposte al mistero
Lo smartphone, ma anche i due pc che gli sono stati rubati. Probabilmente è da questi tre device elettronici che potrebbe arrivare qualche risposta in più utile a far luce sulla misteriosa morte di Giacomo Sartori, il 29enne bellunese di Mel trovato impiccato a un albero di una cascina a Casorate Primo, nel Pavese, lo scorso venerdì mattina. Giacomo era scomparso esattamente una settimana prima da Milano, città in cui viveva e lavorava. Poco prima della scomparsa aveva subito il furto dello zaino, contenente i pc, in un'enoteca in zona Porta Venezia. Da allora non aveva più dato sue notizie, non si era presentato al lavoro – era tecnico informatico in un'azienda di Assago – e non aveva chiamato i famigliari. La sua auto aziendale era stata ritrovata alcuni giorni dopo la sua scomparsa nella cascina del Pavese dove poi, venerdì mattina, il cadavere di Giacomo è stato trovato impiccato a una grossa quercia.
L'autopsia conferma l'ipotesi del suicidio
I primi esiti dell'autopsia effettuata sulla salma non hanno rivelato tracce di violenza evidenti che possano essere riconducibili a una colluttazione con un'altra persona. Morte per impiccamento, dicono al momento gli esperti, corroborando le prime ipotesi investigative dei carabinieri di Milano che parlano di un gesto estremo, di un suicidio. Ma perché Giacomo si è suicidato? È questa la domanda alla quale gli investigatori stanno cercando di rispondere. Pur nella delicatezza del caso, le indagini puntano adesso sul contenuto del telefonino personale di Giacomo, ritrovato vicino al corpo. Altri elementi utili potrebbero invece arrivare dai due pc che erano stati rubati a Giacomo, e che però non sarebbero ancora stati ritrovati. Nelle mani dei ladri, forse, c'è la chiave del mistero della morte di Giacomo.