Giacomo Bozzoli “sotto shock” per la vita nel carcere di Bollate, rimandato l’interrogatorio
Non riesce a farsene una ragione Giacomo Bozzoli, catturato dalle forze dell'ordine mentre si nascondeva nel cassettone del suo letto a Soiano (Brescia) dopo 11 giorni di latitanza: l'uomo, condannato all'ergastolo per l'omicidio dello zio Mario, era scappato dopo l'emanazione della sentenza in Cassazione, che ha definitivamente confermato la pena del carcere a vita per il 40enne.
Giacomo Bozzoli è nel carcere di Bollate dopo la latitanza
"È sotto shock, provato. Continua a dichiararsi innocente", l'informazione che arriva direttamente dal carcere di Bollate, dove ora si Bozzoli trova recluso. Fuori di sé al punto da costringere gli inquirenti a rimandare a data da destinarsi l'interrogatorio dell'imprenditore bresciano, le cui condizioni attuali non consentirebbero ancora di affrontare la richiesta di ricostruire, passo per passo, le tappe della sua breve latitanza.
Non è ancora chiaro, ad esempio, come Bozzoli sia riuscito a tornare dalla Spagna (dove il giorno prima del verdetto in Cassazione è stato ripreso dalle telecamere dell'Hard Rock Hotel di Marbella, in compagnia della compagna Antonella Colossi e del figlio di 9 anni) alla sua villa a due passi dal lago di Garda. Così come è ancora da capire se il ritorno a casa, dove è stato tradito dall'accensione dell'aria condizionata, sia stato programmato dall'imprenditore per poter poi fuggire ancora più lontano o se, come dichiarato ai militari che l'hanno sorpreso, sia stato dettato solamente dal desiderio di rivedere il figlio. Quel che è certo è che Bozzoli, raggomitolato sotto il letto, stringeva tra le mani ben 50mila euro in contanti: chiaro segno della volontà di continuare a nascondersi.
Polemiche tra i detenuti del carcere di Bollate
Il trasferimento di Bozzoli da Canton Mombello a Bollate ha sollevato polemiche tra i detenuti. Alcuni di loro, infatti, avrebbero interpretato questa mossa come un privilegio. Il carcere milanese, infatti, consente ai detenuti di studiare, fare sport e coltivare interessi culturali. Una detenzione ben più agevole rispetto alle celle bresciane, sovraffollate e caratterizzate da una condizione spesso definite "disumane".