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La fuga di Giacomo Bozzoli

Giacomo Bozzoli è stato riconosciuto da una receptionist dell’hotel di Marbella: resta in piedi l’ipotesi depistaggio

Il documento di Giacomo Bozzoli, in fuga da oltre una settimana dopo essere stato condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio dello zio, sarebbe stato registrato alla reception di una struttura a quattro stelle di Marbella (Spagna) il giorno prima del verdetto della Cassazione, lo scorso 30 giugno.
A cura di Francesca Del Boca
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Giacomo Bozzoli e l'hotel Hard Rock a Marbella (Spagna)
Giacomo Bozzoli e l'hotel Hard Rock a Marbella (Spagna)
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Giacomo Bozzoli sarebbe stato riconosciuto da una dipendente dell'hotel Hard Rock a Marbella, sud della Spagna, mentre si trovava insieme alla compagna e al figlio di 9 anni.

Il documento del 39enne bresciano, in fuga da oltre una settimana dopo essere stato condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio dello zio Mario, sarebbe infatti stato registrato alla reception del resort a quattro stelle il giorno prima del verdetto della Cassazione, lo scorso 30 giugno. Poi più nessuna notizia del latitante scappato per sempre dalla sua villa sul lago di Garda a bordo di una Maserati scura. 

Gli inquirenti italiani, adesso, hanno domandato così di accedere al sistema di videosorveglianza dell’albergo per verificare se sia stato davvero Giacomo Bozzoli l'uomo che si è effettivamente presentato al bancone della struttura.

La pista che conduce in Spagna e Marocco

Si fa sempre più concreta dunque la pista che conduce l'ergastolano nella zona della penisola iberica, da dove potrebbe essersi imbarcato su una nave in direzione Marocco. Ipotesi parzialmente confermata dalla stessa compagna, la gallerista d'arte Antonella Colossi, rientrata in Italia con il figlio venerdì 5 luglio mentre Bozzoli ha proseguito la sua fuga. "Siamo stati a Cannes, a Valencia e infine a Marbella, da lì non so dove sia andato Giacomo", ha raccontato la donna (al momento non indagata) agli inquirenti. "Ero sotto shock dopo la lettura del verdetto, non ricordo niente". I cellulari spenti dal 20 luglio, dieci giorni prima dell'udienza in Cassazione? "Devo aver perso il mio telefono in Francia", si è giustificata la 41enne, in preda a una improvvisa e decisamente sospetta amnesia. 

L'ipotesi depistaggio

Nonostante tutto, però, resta ancora in piedi l'ipotesi del depistaggio. Ossia la teoria secondo cui la presunta fuga verso Marbella sia in realtà uno stratagemma degno della celebre serie Netflix La Casa di Carta, dove ogni mossa viene lungamente pianificata da una mente criminale. Non un'evasione dettata dalla disperazione di una condanna ormai definitiva, ma un progetto ben definito.

Bozzoli, infatti, non è mai stato ripreso dalle telecamere presenti lungo il tragitto che porta dall'Italia alla Spagna: oltre duemila chilometri che il 39enne, che secondo il racconto della compagna si sarebbe addirittura concesso una visita al parco oceanografico di Valencia per festeggiare il compleanno del figlio, avrebbe quindi percorso come un fantasma, senza lasciare traccia. Gli ultimi segnali dell'ergastolano risalgono solo al 23 giugno, quando si trovava ancora nel Bresciano.

Gli investigatori, insomma, sono ancora convinti che possa trattarsi di un'astuta messinscena. Un colpo di teatro a lungo studiato per coprire la vera fuga verso i Balcani, dove l'imprenditore condannato al carcere a vita ha contatti e amicizie sparsi tra Serbia, Albania, Romania. Tra cui O., che lo accompagnava quando era necessario intimidire i vari debitori con frasi come: "Se non mi paga il tuo papà mi paghi tu, e se non mi paghi tu mi pagheranno i tuoi figli".

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