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La fuga di Giacomo Bozzoli

Giacomo Bozzoli condannato all’ergastolo per l’omicidio dello zio: “Lo odiava, decisivo l’esperimento del maiale”

Sono state pubblicate le 30 pagine di motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha confermato l’ergastolo per Giacomo Bozzoli. Il 40enne avrebbe ucciso lo zio l’8 ottobre 2015 perché lo “odiava” e perché aveva scoperto “comportamenti non ortodossi, relativi alla conduzione dell’impresa”.
A cura di Enrico Spaccini
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Giacomo Bozzoli
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Lo scorso 1 luglio, la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di ergastolo nei confronti di Giacomo Bozzoli, ritenuto colpevole dell'omicidio dello zio Mario. Il procedimento che si è svolto a carico del 40enne è stato di carattere probatorio su base indiziaria, perché non era fondato su prove ma, appunto, su indizi. L'imprenditore bresciano era stato visto l'ultima volta l‘8 ottobre 2015 nella sua fonderia di Marcheno e, stando a quanto ricostruito dalle indagini, a farlo sparire ci hanno pensato il nipote Giacomo e i due operai Giuseppe Ghirardini e Oscar Maggi. Come ha spiegato la prima sezione della Cassazione, presieduta da Giuseppe Santalucia, nelle 30 pagine che motivano la conferma dell'ergastolo, un ruolo decisivo è stato svolto dall'esperimento del maiale.

L'esperimento del maiale gettato nel forno

Era l'aprile del 2022 quando la carcassa di un maiale morto per cause naturali era stato gettato all'interno del fondo grande della fonderia della famiglia Bozzoli. L'animale era stato vestito con indumenti umani con l'obiettivo di capire cosa ne sarebbe rimasto. Secondo l'accusa, Giacomo Bozzoli, aiutato dai due operai, avrebbero gettato il corpo di Mario proprio all'interno di quel forno per cancellare ogni traccia di quanto fatto. I tre, infatti, erano presenti in azienda l'8 ottobre 2015 quando l'imprenditore è stato visto per l'ultima volta.

Del maiale dopo l'esperimento non era rimasto niente. Secondo la Cassazione, "completa carbonizzazione dell’animale e la polverizzazione dei resti" avrebbe dimostrato che "il mancato rinvenimento di residui della vittima non entrava in contraddizione con la tesi di accusa".

"Giacomo Bozzoli odiava lo zio"

Tra le motivazioni, i giudici inseriscono anche il fatto che Giacomo Bozzoli "odiava lo zio". Come se non bastasse, il 40enne avrebbe avuto anche un altro motivo per ucciderlo. Stando a quanto ricostruito dalle indagini, infatti, Mario Bozzoli aveva scoperto "comportamenti non ortodossi, relativi alla conduzione dell’impresa". Questi sarebbero stati "riferibili al nipote e al ramo familiare di sua appartenenza" e aveva iniziato a indagare in merito. "Occorreva dunque scongiurare iniziative ulteriori che avrebbe potuto intraprendere", conclude la Cassazione.

Accertato, infine, che "le Corti non hanno violato le regole che disciplinano il procedimento probatorio su base indiziaria" e che "la loro pronuncia appare impeccabile", la Suprema Corte ha confermato l'ergastolo per Giacomo Bozzoli. Per quanto riguarda i due operai accusati in concorso dell'omicidio e della distruzione del cadavere, Ghirardini era stato ritrovato morto suicida il 18 ottobre del 2015 in Valcamonica, mentre Maggi comparirà davanti al giudice in udienza preliminare il prossimo febbraio.

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