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Gabriele Mariani, l’ex Pd che sfida Sala alle Comunali: “La mia è la Milano di buon senso”

Gabriele Antonio Mariani, 58 anni, è al momento l’unico sfidante del sindaco Beppe Sala alle prossime elezioni comunali a Milano. Dall’esperienza col Pd al ruolo nella Rete dei comitati milanesi, il candidato sindaco appoggiato da “Milano in Comune” si racconta a Fanpage.it: “La mia visione della città non è alternativa, ma l’unica di buon senso”.
A cura di Francesco Loiacono
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Gabriele Antonio Mariani (Facebook)
Gabriele Antonio Mariani (Facebook)

Si chiama Gabriele Antonio Mariani, ha 58 anni, ed è al momento l'unico sfidante del sindaco Beppe Sala alle prossime elezioni comunali a Milano, la cui data è messa in dubbio dall'emergenza Covid. È nato a Milano ed è vissuto al Corvetto, anche se adesso vive a Segrate assieme al compagno, con cui è unito civilmente. Una doppia laurea in ingegneria civile e architettura, è un ex Pd deluso che ha trovato attorno alla sua sfida il sostegno di diversi esponenti della Rete dei comitati milanesi e di Milano in Comune, la sinistra-sinistra che non sosterrà il primo cittadino uscente (mentre le altre forze di sinistra pro-Sala si sono ritrovate sotto l'etichetta di "Milano unita"). Nei prossimi giorni proverà inoltre a sondare possibili convergenze con Possibile e i Cinque stelle.

L'esperienza nel Pd e poi la rottura

"Mi sono iscritto al Pd nel 2009, ai tempi delle primarie di Ignazio Marino che ho sostenuto – racconta a Fanpage.it, che lo ha intervistato per conoscerlo e farlo conoscere meglio agli elettori milanesi -. Il mio circolo era lo 02Pd, quello che ha visto l'ascesa di Pierfrancesco Maran, Lia Quartapelle, Pietro Bussolati, insomma il gotha renziano del Pd. Sono stato eletto consigliere di Municipio 3 e dal 2011 al 2016 sono stato presidente della Commissione urbanistica".

Proprio da presidente della Commissione urbanistica ha iniziato a condurre molte battaglie sul territorio, dalla protesta contro lo spostamento dell'istituto Besta nelle aree ex Falck di Sesto San Giovanni a quella contro la realizzazione di uno studentato alla piscina Ponzio, passando per un convegno sui rischi dello spostamento delle facoltà scientifiche della Statale sull'area ex Expo, che hanno "scontentato il Pd milanese". E così nel 2016 ha abbandonato il Pd: "Sono contento di quella scelta, mi sono messo al servizio dei comitati dei cittadini".

Ad appoggiarmi non sono i ‘comitati dei no'

Proprio sull'appoggio dei comitati chiarisce due punti: "Il primo è che la Rete dei comitati è fatta da tante persone. Come Rete ha chiesto di fare una coalizione alternativa a Sala, e all'interno della Rete un nutrito gruppo di esponenti ha fatto un appello affinché sia io il candidato sindaco". La seconda precisazione è sull'etichetta di "comitato dei no" attribuita alla rete, che raggruppa chi si oppone allo smantellamento dell'area vicino ai giardini Lea Garofalo in piazza Baiamonti (dove invece i piani del Comune prevedono la realizzazione della piramide gemella della Fondazione Feltrinelli, da far diventare Museo della Resistenza), chi è contrario allo spostamento delle facoltà della Statale all'area Mind (ex Expo), chi è contrario alla "riapertura dei Navigli" e chi alla realizzazione del nuovo stadio di San Siro: "È facile per chi non li conosce bollarli come ‘comitati dei no', ma ciascuno di essi ha sempre avanzato delle proposte. Ad esempio già nel novembre del 2019 in un primo incontro pubblico contro la realizzazione del nuovo stadio di San Siro venne segnalata la possibilità di ristrutturare il Meazza, venendo incontro alle esigenze di Milan e Inter, con la metà dei costi ipotizzati per il nuovo impianto".

Una visione della città decisamente diversa da quella del sindaco Sala, ma non alternativa: "La parola ‘alternativa' secondo me è sbagliata: credo sia l'unica visione di buon senso della città. Nel governare Milano ci sono infatti scelte da fare ragionando proprio col buon senso, attivando le idee senza pregiudizi, prima di trincerarsi dietro tutti gli ‘ismi'".

Olimpiadi a Milano? Non è la scelta ambientale migliore

E rispetto alle scelte già fatte, come ad esempio le Olimpiadi invernali del 2026, cosa ne pensa il candidato sindaco Mariani? "Purtroppo un sindaco eletto deve confrontarsi con le carte che si trova in tavola. Registriamo che è stato scelto di fare le Olimpiadi, che certo non è la scelta ambientale migliore". Il rischio, secondo Mariani, è di fondo: "Temo per le Olimpiadi ci sia lo stesso approccio di base dell'Expo, che non credo abbia cambiato la vita dei milanesi. I miliardi spesi per Expo si sarebbero potuti spendere per migliorare le condizioni delle persone che vivono in periferia. Di base, critico il modello basato sull'attrazione di capitali internazionali di dubbia provenienza che generano trasformazioni di cui la città non ha bisogno".

Sulle cose da poter fare subito: "Rivedere il Piano di governo del territorio (Pgt) e vedere se si può modificare l'accordo sugli scali ferroviari", un progetto (uno dei più grandi interventi urbanistici, in cui rientra anche la realizzazione del villaggio olimpico nell'ex scalo di Porta Romana) che secondo Mariani dice molto anche della classe politica che governa la città: "In quell'accordo è stato scelto di confinare la percentuale maggiore di edilizia a canone agevolato o concordato negli scali meno appetibili a livello immobiliare, come Lambrate, Rogoredo e Greco. Che fine fa il mix residenziale tanto invocato? La classe politica che ha governato negli ultimi cinque anni o non vede o non vuole vedere".

Un altro dei temi fondamentali su cui si giocherà la campagna elettorale è legato alla mobilità. "Nel 2011 oltre il 90 per cento dei cittadini chiese di estendere Area C oltre la Cerchia dei Bastioni. Hanno fatto l'Area B, che però non è sufficiente – spiega Mariani -. Mentre sulle metropolitane, mi fa specie che nel 2014 Maran criticava il ricorso al project financing per la M5, ma poi il Comune ha riproposto lo stesso modello di finanziamento per la M4. A mio avviso si dovrebbe investire di più sulle linee di trasporto sub-urbane".

La sinistra che appoggia Sala ha abdicato al suo dovere

Le ultime stoccate, più che al sindaco Sala a cui comunque pone tre domande – dica prima di essere eletto se rinuncia al nuovo stadio, rivede il Pgt e rivede il progetto di riapertura dei Navigli – sono per la sinistra che ha scelto di sostenere l'ex commissario unico di Expo. "In un'elezione col doppio turno ciascuna forza politica ha il dovere di presentare un proprio programma, e non di correre subito all'ombra del re. Invece la sinistra ‘a sinistra del Pd' ha abdicato al suo dovere. Sui temi che questa sinistra pone al sindaco come condizioni non è stato fatto niente: penso al mix funzionale, o al progetto della Circle line. Inoltre non ho mai visto nessuno di loro alle riunioni o agli eventi dei comitati, che restano dunque uno spazio non presidiato, che non ha avuto finora rappresentanza politica".

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