Furto nella villa Ecclestone, parte il processo per tre ladri: ancora latitante il capo della banda
Tra due settimane inizierà il processo per gli italiani Alessandro Maltese, Alessandro Donati e Jugoslav Jovanovic, legati al campo nomadi di via Monte Bisbino e soprattutto al furto da milioni di euro nella villa di Tamara Ecclestone nel dicembre del 2019 a Londra. Cosa sia successo quella sera e come la banda di ladri sia riuscita a superare i tanti controlli attorno alla villa resta ancora un mistero che cerca di risolverlo una serie televisiva-documentario della Bbc. Al momento sembra però che a derubare di 20 milioni di euro la figlia dell'ex patron della Formula 1 Bernie mentre era in vacanza in Lapponia con marito e figli sia stato il "lupin" più ricercato d'Europa Alfredo Lindley e la sua banda: i tre milanesi potrebbero far parte del gruppo nonostante alle spalle non avessero precedenti che possano lasciar pensare che siano in grado di mettere a segno un colpo simile. Per questo la mente di tutto sarebbe Lindley, di fama mondiale invece lui per quanto riguarda furti a importanti persone dello spettacolo e sport.
I ladri sono riusciti a superare tutti i controlli
Il colpo più grande sarebbe proprio legato a Tamara Ecclestone: la banda è riuscita a superare prima i controlli delle forze dell’ordine di Kensington, una zona super residenziale e super controllata se si pensa che è il quartiere in cui vivono milionari e membri della casa reale londinese. A questo punto hanno superato anche la sicurezza privata della Ecclestone, hanno aperto una finestra al primo piano e si sono impossessati di gioielli dal valore di 20 milioni di euro. Gli investigatori, che per mesi hanno cercato di risalire all'identità dei ladri, hanno notato – come riporta Il Corriere della Sera – i tre milanesi la sera del furto proprio a ridosso della scena del crimine: a incastrarli sarebbero state le immagini delle telecamere di video-sorveglianza.
Ricercato da due anni il capo del gruppo di ladri
Se per i tre inizierà a breve il processo, di Alfredo Lindley, 40enne di origine slave ma nato in Perù, ancora nessuna traccia: del "Lupin" capace di mettere a segno uno dei colpi del secolo non si hanno tracce da ormai due anni. Le autorità italiane in passato era riuscita a sequestrargli auto e immobili dopo alcune condanne a seguito di furti ai danni di calciatori di Inter e Milan: gli inquirenti di Milano sostengono che Lindley si nasconda in ex Jugoslavia, dove vivono tanti suoi parenti e amici. Ma ancora di lui non si hanno notizie. Così come del bottino da 20 milioni di euro che non è mai più tornato alla sua proprietaria. Dove sono finiti gioielli e orologi? I tre imputati dicono di non saperlo. L'unico gioiello della refurtiva era stato visto addosso a Maria Mester, di origini romene ma anche lei collegata al campo di via Monte Bisbino: nessuna prova schiacciante prova però che facessero parte della banda. La donna infatti è stata fermata in aeroporto con il gioiello al collo. Aveva però detto alle guardie che era una escort e che il diamante le era stato regalato da un suo cliente. Di più non sapeva. Dove sia tutto il bottino, dunque, resta ancora un mistero.