Fulvio Collovati: “A San Siro ho iniziato da raccattapalle, non può diventare un centro commerciale”
Fulvio Collovati è diventato campione nel mondo con la nazionale italiana nel 1982, con i gol di Paolo Rossi, Marco Tardelli e Alessandro "Spillo" Altobelli segnati alla Germania Ovest nel vecchio ‘Santiago Bernabeu' di Madrid. Proprio quell'estate, il difensore classe '57 era passato dal vestire la maglia a strisce rossonere del Milan a quella a tinte nerazzurre dell'Inter. In quelle settimane la sua carriera calcistica è cambiata per sempre, ma solo una cosa è rimasta invariata: San Siro.
Collovati aveva sognato di solcare quel campo verde sin da quando faceva il raccattapalle: "Prima passavo il pallone al mio idolo Rivera con le mani, poi ho iniziato a farlo con i piedi da compagni di squadra", ha raccontato a Fanpage.it, "non posso pensare che quello stadio possa diventare un giorno un centro commerciale, sarebbe come cancellare un pezzo di storia di calcio mondiale".
Il sindaco di Milano Beppe Sala in un'intervista ha dichiarato che se Milan e Inter non accetteranno di ristrutturare San Siro, si ritroverebbe costretto a venderlo. Tra le ipotesi c'è anche quella di un possibile riutilizzo come centro commerciale. Lei sarebbe d'accordo?
No su questa cosa non transigo. Il ‘Bernabeu', che è uno stadio storico dove noi nell'82 abbiamo vinto il mondiale, lo hanno rimesso a nuovo e ci gioca il Real Madrid. Quello di Wembley lo hanno sistemato e ci gioca la nazionale. Possibile che noi non riusciamo a valorizzare la storia del calcio? Parlo di Meazza, di gente che ha fatto la storia del calcio mondiale, non solo milanese. Solo in Italia succedono queste cose.
Una città come Milano merita probabilmente un altro stadio, forse anche due. Ma perché dismettere San Siro, non lo riesco a capire. Lo si può usare per la nazionale, diventerebbe un museo del calcio mondiale. Non lo capisco, sembra tutto subordinato all'aspetto economico. Quando sento San Siro ridotto a centro commerciale mi riempio di tristezza.
Significa cancellare la storia. Cancelliamo il passato anche di letteratura, di cultura. Siamo un Paese che ci vengono a visitare per la storia e le tradizioni che abbiamo.
Se le società se ne vanno, però, San Siro deve essere comunque ristrutturato. In questo modo credo che il Comune cerchi fondi dai privati per sostenere la spesa e quando entra in gioco il privato, bene o male ci fa quello che vuole.
Che San Siro debba essere ristrutturato, sono d'accordo. Però si possono mettere anche dei paletti, siccome lo stadio è del Comune. Giustamente l'investitore mette un capitale per avere un suo ritorno, lo capisco. Ma rinnovino le zone limitrofe a San Siro, lasciando che lo stadio resti uno stadio. Poi intorno ci facciano quello che vogliono.
Milan e Inter ormai sembrano destinate a lasciare la città. Se anche San Siro non sarà più uno stadio, si perderà anche quel minimo di legame rimasto con Milano.
Quello si è già perso. Forse faccio parte di un'epoca in cui si privilegiavano i sentimenti, e non certamente gli aspetti economici. Capisco le esigenze di bilancio, ma non perché in città come Londra e Madrid gli stadi storici esistono ancora, mentre a Milano non si riesce a valorizzare quello che ha rappresentato un'epoca.
Quando vai in giro per il mondo tutti conoscono San Siro, come il Maracanà in Brasile dove è nato Pelè, la ‘Bombonera' del Boca Juniors in Argentina. San Siro è diventato un monumento.
Anche perché lei ci è cresciuto in quello stadio.
Io facevo il raccattapalle a 13 anni. Poi mi sono trovato a 18 anni a giocare in Serie A con il Milan e poi con l'Inter. Quindi dal 1970 al 1986, per 16 anni, ho calcato quel campo lì. Tra giovanili e prima squadra.
Da raccattapalle già sognava di poter giocare a San Siro?
Ma quando fai il raccattapalle sei spensierato ed è una gioia immensa. Perché quando il pallone va fuori, vai di fretta, non vedi l'ora di consegnarlo al tuo idolo. Il mio era Gianni Rivera e ho avuto la fortuna di giocare qualche anno con lui. Quindi prima gli davo il pallone con le mani e poi con i piedi.
Quindi in quello stadio anche fare il raccattapalle ha il suo perché.
Sono andato a uno di quegli eventi che ogni tanto organizzano a San Siro che non hanno niente a che fare con il calcio, quindi lo stadio era vuoto. C'erano persone con gli occhi di fuori nel vedere l'imponenza di questo stadio. Nell'ottica del business capisco tante cose, anche io farei due calcoli, però non si può rinnegare la storia.