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Fuga Artem Uss, ai lavori socialmente utili un uomo del commando che fece evadere l’imprenditore russo

Lo sloveno Matej Janezic aiutò nell’evasione dall’Italia l’imprenditore russo vicino a Putin. Era stato arrestato a Milano su mandato Usa per contrabbando di petrolio e traffico di tecnologie militari per la guerra in Ucraina.
A cura di Francesca Del Boca
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Non più una condanna a 2 anni e 8 mesi ma lavori di pubblica utilità per Matej Janezic, uno dei cinque uomini che nel marzo 2023 avevano aiutato il magnate russo Artem Uss nella sua fuga da Basiglio, dove era detenuto ai domiciliari in attesa di estradizione: l'imprenditore, amico di Vladimir Putin, era stato arrestato a Milano su mandato Usa per contrabbando di petrolio e traffico di tecnologie militari per la guerra in Ucraina.

A fine giugno, per "procurata evasione aggravata dalla transnazionalità" avevano patteggiato pene fino a 3 anni anche altri membri del commando come Vladimir Jovancic, bosniaco di 51 anni, e il figlio Boris, 26 anni. Mentre sempre in estate, sulla base degli interrogatori e degli accertamenti di inquirenti e investigatori, si è anche arrivati all'arresto di Dmitry Chirakadze, 54 anni, aristocratico russo residente in Svizzera dai potenti legami con funzionari e oligarchi di Mosca: per chi indaga sarebbe stato lui il "coordinatore" del piano.

Chi è Artem Uss

L’uomo, figlio di un potente politico russo vicino al presidente Vladimir Putin, era stato arrestato il 17 ottobre del 2022 all’aeroporto di Milano Malpensa, in esecuzione del mandato di arresto emesso il 26 settembre dal dipartimento di giustizia degli Stati Uniti d’America, per i reati di associazione criminale per frode ai danni dello Stato, associazione criminale per violazione dell’International economic power Act, associazione criminale per la commissione di frode bancaria, associazione in riciclaggio di denaro, puniti con pene fino a 30 anni di reclusione. Ora, grazie all'appoggio di una rete internazionale di fiancheggiatori, si trova in Russia. 

L'evasione da Basiglio

Un mese dopo l’arresto, un collegio del Tribunale di Milano aveva approvato la sua richiesta di essere trasferito ai domiciliari. A quel punto l’ambasciata americana a Roma aveva chiesto alle autorità italiane di ripensarci, per i rischi di fuga, ma il ministero della Giustizia aveva rimandato la competenza sui domiciliari ai giudici. Il 22 marzo, il giorno dopo che il Tribunale di Milano ha approvato la richiesta di estradizione di Artem Uss verso gli Stati Uniti, l'imprenditore russo detenuto in un lussuoso appartamento di Basiglio (Milano) è scomparso nel nulla: il braccialetto alla caviglia, che funzionava solo sulla rete wi-fi dell’appartamento, ha allertato le forze dell’ordine che aveva lasciato l’edificio. Ma quando sono arrivate era ormai troppo tardi.

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