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Frode sugli spazi pubblicitari a Milano: arrestati 4 imprenditori, con i soldi compravano case a Panama

Una frode da 28 milioni di euro attraverso la compravendita di spazi pubblicitari è stata scoperta dalla guardia di finanza a Milano. Arrestati i quattro imprenditori che avevano ideato il sistema “Press deal”.
A cura di Enrico Spaccini
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Un giro di compravendite di concessioni pubblicitarie fittizie per acquistare appartamenti a Panama. In poche parole, questo era il sistema "Press deal": un meccanismo di frode fiscale ideato, e così nominato, da quattro imprenditori. Scoperti dai finanzieri del comando provinciale di Milano, ora sono agli arresti domiciliari. L'ordinanza, firmata dal Giudice per le indagini preliminari Lorenzo Pasquinelli, prevede anche il sequestro preventivo di una somma pari a 28 milioni di euro.

Il sistema "Press deal"

I manager delle società coinvolte nell'inchiesta guidata dal pubblico ministero Paolo Storari si occupano di campagne e spazi pubblicitari. Si tratta di Marco Verna (di Media Market), Giorgio Fallica (amministratore di Defi Italia), Paolo D'Amico (di Creative Media e Joy) e l'ex ceo di Clear Channel, dal 2015 al 2018. Secondo le indagini, i quattro imprenditori sarebbero al centro di una maxi frode fiscale. Come ricostruito dalla guardia di finanza di Milano, gli indagati avrebbero messo in piedi un sistema basato sulla "simulazione dell'acquisto e della vendita di spazi pubblicitari tra le società coinvolte". In particolare, facevano "circolare fatture relative a prestazioni inesistenti" e che presentavano al loro interno "aliquote Iva diverse". Così facendo, "determinavano un credito Iva fittizio" a favore della società che stava, sulla carta, concedendo la concessione. Con questo metodo, dal 2016 in poi, avrebbero evaso per circa 30 milioni di euro applicando un'aliquota del 22 per cento sugli acquisti e del 4 per cento sulle vendite.

La spartizione del capitale

L'indagine è partita dopo la denuncia di una delle società coinvolte, Clear Channel. Secondo l'accusa, i quattro avrebbero distratto "i capitali sottratti a tassazione tramite i pagamenti che la concessionaria della pubblicità eseguiva a favore del proprio fornitore". Le risorse così generate, venivano successivamente trasferite verso altre società, italiane o estere, "che provvedevano alla relativa spartizione dei profitti della frode". Alla fine di tutto il percorso, quel denaro finiva in parte a una società croata e in parte in una svizzera, "per essere poi impiegate per l'acquisto di appartamenti presso un complesso immobiliare alberghiero a Panama".

La replica di Clear Channel Italia

In una nota stampa, Clear Channel Italia ha spiegato che nel 2018 era stata avviata un'indagine interna in cui erano emersi i reati che oggi sono oggetto dell'inchiesta della Procura di Milano. Reati che sono stati "prontamente denunciati all'autorità". Considerato quanto emerso, la società – che ha precisato di aver da subito collaborato con la Procura e l'Agenzia delle Entrate – ha quindi "immediatamente provveduto a licenziare l'ex Ceo, nel 2018". Dopo aver fornito tutti i documenti necessari alle autorità, l'azienda ha provveduto a sanare la propria posizione fiscale: "Clear Channel Italia accoglie con piacere i recenti sviluppi e confida nell'operato delle autorità inquirenti e giudicanti a cui continuerà a fornire la massima collaborazione".

Con sentenza datata 22 novembre 2022, l'ex ceo di Clear Channel Italia è stato assolto in udienza preliminare "perché il fatto non sussiste".

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