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Fratoianni a Fanpage.it: “Candidare Moratti contro Fontana farebbe ridere, se non facesse piangere”

In un’intervista a Fanpage.it, Nicola Fratoianni spiega la scelta di sostenere Pierfrancesco Majorino alle elezioni regionali in Lombardia e perché la Sinistra debba riappropriarsi delle proprie parole e proposte per contrapporsi realmente alla Destra.
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Nicola Fratoianni
Nicola Fratoianni

"Attilio Fontana, dopo la gestione che ha avuto in questa regione del Covid, avrebbe dovuto prendere le chiavi, appoggiarle sul tavolo, spegnere la luce, che è sempre giusto farlo, chiudere la porta e salutare. E lo stesso avrebbe dovuto fare Moratti". Ne è convinto Nicola Fratoianni, che – intervistato da Fanpage.it – spiega la scelta di sostenere Pierfrancesco Majorino alle elezioni regionali. Ma non esclude che, un giorno, posso essere l'alleanza Verdi-Sinistra Italiana a guidare la coalizione, come in Lombardia è già successo una volta.

In Lombardia state sperimentando una grande alleanza con il Movimento 5 Stelle. Crede si potrà replicare a livello nazionale?

Io credo che sia necessario non solo replicare questo modello, ma dargli forza. Una coalizione che vada dal Movimento 5 Stelle al Partito Democratico, all'Alleanza Verdi-Sinistra italiana è la struttura minima e necessaria per competere con questa Destra.

In Lombardia ci siamo battuti come Alleanza Verdi-Sinistra italiana innanzitutto affinché si arrivasse a questo risultato. E lo stesso sforzo abbiamo cercato di metterlo in campo in Lazio, senza purtroppo riuscirci. Ma, laddove questa coalizione non si realizza, la partita è persa in partenza.

Laddove, invece, questa coalizione si realizza, si costruiscono le condizioni per poter vincere, perché le elezioni hanno regole ed è del tutto evidente che di fronte a una Destra unita, una coalizione disunita, frammentata e disarticolata parte con uno svantaggio impressionante.

C'è poi una ragione di fondo che riguarda la naturale convergenza che su molti temi, non su tutti naturalmente. Penso ai temi che hanno caratterizzato caratterizzeranno ancora questi giorni di campagna elettorale in Lombardia: dalla transizione ecologica al lavoro, dai salari ai diritti civili e sociali, che in questo Paese hanno bisogno di essere difesi più di ieri e rilanciati in termini di prospettiva.

Non è stato possibile, però, coalizzarsi anche con il  Terzo polo. Come mai?

Innanzitutto soltanto in Italia si può chiamare "Terzo Polo" chi, in realtà, è arrivato quarto alle elezioni politiche. E comunque in Lombardia ha fatto una scelta incredibile: pensare di presentare come alternativa ad Attilio Fontana Letizia Moratti farebbe ridere, se non facesse piangere e cadere le braccia.

Stiamo parlando di una figura che ha avuto un ruolo centrale nei 28 lunghissimi anni di governo della Destra in questa regione, è stata una protagonista anche dell'ultima esperienza di governo. Io trovo incredibile che si possa immaginare di costruire un'alternativa a partire da una figura che è in tutto e per tutto l'espressione non solo di continuità, ma anche di omogeneità culturale e politica alla Destra, che in questa regione ha fatto il bello e cattivo tempo con una stagione così lunga.

Quindi, qualora il Partito democratico avesse deciso di sostenere la candidatura di Moratti, come una certa ala aveva prospettato, sareste usciti dalla coalizione?

Non ci sarebbe stata la coalizione. Io penso che la definizione di una coalizione alternativa e antagonista alla Destra è data dalla capacità di questa coalizione di indicare una proposta che sia diversa e riconoscibile per la sua differenza.

I cittadini di questo Paese non siano affatto fessi: se si presentano due proposte simili, tendenzialmente scelgo l'originale. E allora o c'è una proposta che indica una differenza sui nodi fondamentali che riguardano la vita delle persone, oppure semplicemente non c'è una proposta.

Comunque, il dato positivo è che questa condizione non si è trovata e abbiamo trovato un candidato unico e credibile.

Cosa la convince del candidato Pierfrancesco Majorino e come pensa abbia gestito questa campagna elettorale?

Conosco Pierfrancesco da moltissimi anni e l'ho incrociato spesso attorno a battaglie che sono dentro la storia del progressismo della Sinistra di questo Paese. Dunque lo considero naturalmente un interlocutore in grado di rappresentare quella differenza con la Destra.

Se in questi anni in Lombardia non si è riusciti a costruire un'alternativa alla Destra, una delle ragioni, naturalmente non l'unica, è stata talvolta il difetto nella costruzione di una proposta che avesse il coraggio di indicare un elemento di controtendenza sufficientemente chiaro, netto su alcuni nodi decisivi.

Nelle ultime settimane ho girato molto questa regione e ovunque si rintracciano i segni del fallimento di un modello: quello dell'eccellenza come locomotiva del Paese, che si tramuta nella vita concreta della maggioranza dei cittadini in privilegi, in difficoltà di accesso a diritti universali, a partire da quella alla salute, per arrivare al diritto ai trasporti, alla mobilità e al diritto all'abitare.

Questa regione è segnata drammaticamente dal consumo di suolo, dall'inquinamento, da politiche che hanno devastato e che continuano a devastare il territorio.

In un comune della Lombardia, Sesto San Giovanni, alle ultime elezioni amministrative è stata addirittura sperimentata la possibilità che foste voi a guidare la coalizione di centrosinistra. Pensa sia replicabile?

Non bisogna mai mettere un limite alla provvidenza, quindi vedremo. Per noi oggi la prospettiva dell'alleanza Verdi-Sinistra Italia tiene assieme la lotta alla battaglia per la giustizia sociale con quella per la giustizia ambientale.

Io sono convinto che i grandi problemi del mondo che abbiamo di fronte siano tutti, seppur in modo diverso, attraversati da questa doppia contraddizione. E dunque che una risposta che tiene insieme questi due grandi temi sia l'unica risposta possibile. E quindi che una proposta rosso-verde rappresenti il futuro di chi oggi immagina la costruzione di un efficace schieramento alternativo a quello di Destra.

La destra, in Italia e nel mondo, in questi anni ha lavorato alla costruzione e al consolidamento di un'idea della società, non ha affatto rinunciato alle parole né alle culture, anzi le ha approfondite, sagomate e definite. Questo ha fatto Trump, Le Pen, Orban e, in Italia, Salvini prima e Meloni poi.

Da questo lato, invece, si è troppo a lungo lavorato sul terreno della difensiva, talvolta rinunciando alle parole, troppo spesso rinunciando alle scelte, alle proposte, rinunciando a riconoscere che la società è sempre fatta di interessi e bisogni tra loro non sempre convergenti e che dunque il conflitto non è affatto un tema dal quale fuggire, ma è il motore della storia.

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