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Franz Di Cioccio: “Ho rifiutato di suonare con i Led Zeppelin per la Pfm, volevo fare qualcosa di importante”

Suonare con i Led Zeppelin sarebbe stato bellissimo, ma ho pensato: ‘ho la mia band, che ci vado a fare?’: Franz Di Cioccio si racconta a Fanpage.it.
A cura di Paolo Giarrusso
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Franz Di Cioccio (Foto La Presse)
Franz Di Cioccio (Foto La Presse)

Nato a Pratola Peligna, in provincia dell'Aquila, trascorre qui l'infanzia e da giovane si trasferisce a Milano: inizia un po' tutto in questa città. Franz Di Cioccio, uno dei fondatori della Premiata Forneria Marconi, si racconta a Fanpage.it.

Dopo avere iniziato a suonare la batteria, fondi il gruppo dei Black Devils. Da qui, una serie di incontri indirizza la tua carriera: Franco Mussida, Gian Pieretti, Ricky Gianco. Quest'ultimo vi porta alla Dischi Ricordi. Cambiate il nome in Quelli e iniziate una carriera come complesso beat. Quanto importanti sono stati, Franz, determinati incontri?

Determinati incontri sono sempre importanti, quando c'è una figura centrale che ama affabulare la gente. Sto dicendo questo perchè io sono un po' il responsabile di tutta questa storia. Sono stato il primo a fare una serie di cose, finchè ho trovato un gruppo coeso, forte, senza andare a guardare le canzoni ma le capacità dei musicisti. Le canzoni si prendono e si scrivono. Fare una band e riuscire a coltivare una serie di cose che ti fanno diventare un musicista credibile e una persona capace di portare avanti questi discorsi, è tutta un'altra cosa. Sai, la canzone è bella, ad un certo punto finisce, quella dopo com'è? Non lo sappiamo. Questo ti dice come sono fatto io: sono abruzzese, testardo, arrivato a Milano, non sono diventato milanese di colpo…Ma la milanesità mi ha fatto bene perchè ho visto che c'erano molte possibilità. Su queste ho puntato e ora diciamo che la mia soddisfazione è all'apice.

Nel 1971 in coppia con Lucio Dalla, con il brano 4 marzo 1943, partecipi a Sanremo classificandoti al terzo posto. Nel 1971, voi avevate preso il nome di Krel e passate alla Numero Uno di Mogol e Battisti, cambiando definitivamente nome in Premiata Forneria Marconi. Un segno del destino?

Non solo il destino. È il frutto della forza motrice di questo mestiere, che ti porta sempre a trovare una chiave per potere continuare. Quando ho cominciato a frequentare i locali, ero una persona che aveva una forte capacità di interagire con il pubblico e di fare tutto quello che tu stai dicendo. È la mia curiosità che mi ha portato sempre al passo successivo. Nel caso da te citato, era un contratto discografico che prevedeva una cosa particolare: la Pfm, che non era ancora tale, era sotto contratto Ricordi. Per liberare la band dalla Ricordi e passare alla Numero Uno, ho accettato di andare a Sanremo con l'Equipe 84 e in cambio ho chiesto di annullare il contratto. Alla Numero Uno, con Rapetti, il papà di Mogol, Battisti, c'era Alessandro Colombini che è ha dato il nome alla band. Non era ancora Pfm: c'era la Forneria Marconi. Colombini disse: "Mettiamoci avanti Premiata". Diventò cosi Premiata Forneria Marconi. Ma, all'estero, non sapevano pronunciare il nome: di qui, l'acronimo Pfm.

Il genere della Pfm, come lo si può definire, se si dovesse dare un'etichetta? Ho sentito parlare di rock progressivo…

Non ha genere la Pfm. La Pfm è tutto. Non è un modo di suonare e basta. È la musica. Quando siamo andati all'estero, abbiamo fatto tutte le tappe possibili ed immaginabili per imparare cosa significasse suonare in Inghilterra, in Canada. Questa è stata la forza: riuscire a trovare la chiave di lettura per poter fare la musica.

Vieni notato dai Led Zeppelin. Il tuo lavoro viene accostato a quello di John Bonham e vieni individuato come possibile sostituto del batterista britannico. Ti chiedono di effettuare un provino, poi rifiutato. Perchè hai detto no, Franz?

Suonare con i Led Zeppelin sarebbe stato bellissimo. Era un gruppo fantastico. Ma ho pensato: "Io ho la mia band, cosa ci vado a fare con i Led Zeppelin?".  Con la mia band volevo lasciare qualcosa d'importante, un seme significativo. All'epoca, la musica della Pfm era molto ben vista, piaceva molto perchè aveva delle affinità che gli altri non avevano. Chi faceva rock, faceva rock. Benissimo. Poi c'era chi lo faceva meglio, chi no. La nostra musica non era catalogabile e questo procurava, ai musicista, un incredibile entusiasmo. Sei tu che stai creando una cosa e la metti a disposizione di tutti. Questa è la cosa più bella. Un giorno tutti canteranno ciò che tu hai creato”.

Sei membro fondatore e suoni nel gruppo denominato Slow Feet Band. Come mai hai sentito la necessità di fondare un altro gruppo musicale?

Erano tutti amici di Fabrizio De Andrè e il gruppo è nato in una serata di beneficienza per la morte di Fabrizio. Era nato lì, per quello, e doveva terminare lì. Invece, poi, il tutto è piaciuto così tanto che è andato avanti per un po'. Ora la cosa è chiusa in un cassetto. Ci siamo divertiti a suonare. Quando ti diverti, la musica è quella che ti esce dalle mani, dalla testa, dal corpo. Sensazioni indimenticabili.

Nel 2006 sei stato insignito del titolo di commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica. Sei stato il primo artista dell'area rock a ricevere questo riconoscimento, riservato a personalità che si sono distinte nel campo delle scienze, lettere, arti ed economia. Un riconoscimento non indifferente, Franz…

È vero. Mi ha fatto molto piacere. Non l'ho cercato. Mi ha fatto capire che, in realtà, la musica è grandiosa, è creata per far piacere agli altri. Alla fine ti rendi conto che c'è qualcuno, da lontano, tra l'altro molto importante, che ti dà questa onorificenza. Mi ha lasciato semplice, come sono sempre stato, ma ho provato un grande orgoglio”.

Cinquantacinque album pubblicati e tanto altro. Qual è il segreto della tua e vostra longevità?

Il segreto è la semplicità. Lo fai per la musica e per te stesso. La musica ti alimenta l'anima, il cuore, la testa. C'è una forte e continua corrispondenza con la gente, quando la musica diventa un bene comune. L'importante è quanto le persone vengano colpite dalla musica. Non è mai quanto ti rende, ma quanto ti rende dal punto di vista emotivo. Mio papà era oboista. Faceva le sue sessioni di musica. Io ero là, con un bastoncino, prendevo il tempo, finchè ho scoperto che quella cosa lì era bellissima e si chiamava musica.

Hai rimpianti per la tua vita artistica e non?

E come farei, con tutte le cose che ci siamo detti? Con l'intesa che abbiamo Iaia ed io, che cosa poi potrei volere di più?.

I progetti sono necessari in ogni età, Cioccio. I tuoi quali sono?

Non ho sogni nel cassetto. Non prendo cose messe nel cassetto. Per usanza, metti nel cassetto, poi, quando tiri fuori, si accende immediatamente una scintilla: diventa qualche cosa, una canzone bella. Io sono una persona estroversa: se c'è una cosa da fare, la faccio al massimo di quello che posso fare, sapendo che deve andare agli altri, che devono godere di questo. Io ho già avuto il piacere di scrivere e di creare musica.

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