Francesco muore intossicato da monossido di carbonio: la caldaia era stata controllata due giorni prima
Era stata controllata due giorni prima la tragedia la caldaia del residence di Linate da cui è uscito il monossido di carbonio che ha ucciso Francesco Mazzacane e reso gravissimo in ospedale l'amico Pietro Caputo.
L'impianto di riscaldamento era stato controllato
A qualche giorno dalla tragedia emergono i primi accertamenti: l'impianto di riscaldamento infatti era stato già controllato un paio di giorni prima. L'impianto era nuovo, nonché installato nel residence durante i recenti lavori di ristrutturazione.
Ora, per capire meglio quanto accaduto, il pubblico ministero Luigi Luzi, incaricato delle indagini, ha disposto una consulenza per analizzare l'intero impianto e capire se un guasto sia stata la causa delle fuoriuscita del gas letale.
Disposta l'autopsia
Nei prossimi giorni intanto verrà effettuata l'autopsia sul cadavere di Francesco Mazzacane. Intanto il compagno Pietro Caputo, resta ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale Niguarda di Milano. Il ragazzo è ancora gravissimo: non ha ancora ripreso conoscenza. Resta ancora da sciogliere tutti i dubbi sul caso: la Procura ha iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo e lesioni colpose gravissime il proprietario e rappresentante legale del Linate Residence. Davanti agli inquirenti dovrà chiarire tutti i dettagli dei lavori e controlli al residence.
La zia della vittima chiede chiarimenti
Tra le prime a parlare è la zia paterna Libera Mazzacane: "Neppure noi sappiamo con precisione che cosa sia accaduto in quel residence. I dubbi da chiarire sono tanti. Resta un dolore immane per la morte di Francesco e le gravi condizioni di Pietro, due angeli".
La zia racconta di aver appreso dalla madre del nipote che Pietro avesse chiamato l'ambulanza e che entrambi fossero stati visitati in ospedale: "Ma non ho notizie precise e non voglio addossare colpe a chi non ne ha: attendo che gli investigatori facciano chiarezza".