Federico Gaibotti si è suicidato in carcere, aveva ucciso il padre Umberto per un debito
Federico Gaibotti si è tolto la vita nella sua cella nel carcere di via Gleno a Bergamo. Il 30enne era detenuto lì da una settimana dopo che lo scorso venerdì aveva ucciso il padre Umberto accoltellandolo nel giardino della sua casa a Cavernago. Il giovane aveva da anni problemi di tossicodipendenza e quel giorno voleva prendere l'iPad del genitore per poter saldare un debito da 200 euro.
L'omicidio del padre Umberto e l'intenzione di togliersi la vita
Quando i carabinieri sono arrivati all'abitazione del 65enne lo scorso venerdì 4 agosto, hanno trovato Umberto senza vita in giardino e Federico ancora sporco di sangue in un'auto in compagnia di una ragazza. Il 30enne aveva appena ucciso il padre a coltellate, dopo che quest'ultimo lo aveva sorpreso in casa a rubare il suo iPad.
Secondo quanto emerso dal racconto di una vicina di casa di Umberto, Federico aveva manifestato quel giorno l'intenzione di togliersi la vita. Per questo, aveva poi raccontato agli inquirenti, si era fermato a un negozio poco distante a comprare un coltello.
Probabilmente quel giorno Federico ha litigato con il padre non solo per l'iPad e per il debito legato ancora al suo problema di tossicodipendenza, ma anche perché il 30enne era intenzionato a togliersi la vita.
La convalida della detenzione in carcere
Davanti al giudice nell'interrogatorio di convalida dell'arresto per omicidio volontario aggravato, Federico aveva detto: "Non valgo più niente". La sua legale, l'avvocata Miriam Asperti, aveva chiesto per lui il trasferimento in una comunità di recupero per risolvere la sua tossicodipendenza.
Il gip, però, aveva disposto la convalida della detenzione in carcere e l'approfondimento della perizia che era già stata avviata in un altro contesto. Due giorni dopo, Federico si è tolto la vita nella sua cella.