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Fontana indagato, Salvini: “Indagini a orologeria e a senso unico, siamo stufi”

”Ne abbiamo abbastanza di queste indagini a orologeria e a senso unico. La Lombardia, i suoi morti e le sue istituzioni meritano rispetto, siamo stufi”. Così il leader della Lega Matteo Salvini ha commentato la notizia dell’iscrizione di Attilio Fontana nel registro degli indagati per il cosiddetto “caso camici”. Per la vicenda della fornitura di materiali medici alla Regione Lombardia da parte dell’azienda del cognato del governatore, Fontana è accusato di frode in pubbliche forniture.
A cura di Francesco Loiacono
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Iniziano ad arrivare i primi commenti dopo la notizia dell'iscrizione di Attilio Fontana nel registro degli indagati per il cosiddetto "caso camici". A difendere il governatore leghista della Lombardia è stato Matteo Salvini, leader del Carroccio: "Ne abbiamo abbastanza di queste indagini a orologeria e a senso unico. La Lombardia, i suoi morti e le sue istituzioni meritano rispetto, siamo stufi", ha detto Salvini. Un concetto ribadito anche via Twitter, dove l'ex ministro dell'Interno ha fatto anche una "sua" ricostruzione dell'inchiesta in corso: "Attilio Fontana ‘indagato' perché un’azienda ha regalato migliaia di camici ai medici lombardi. Ma vi pare normale? – ha scritto sul social network nella mattinata odierna -. La Lombardia, le sue istituzioni, i suoi medici, le sue aziende e i suoi morti meritano rispetto. Malagiustizia a senso unico e ‘alla Palamara', non se ne può più".

La vicenda su cui indaga la procura di Milano

In realtà è proprio sulla natura non proprio spontanea di quella donazione e sul ruolo del governatore della vicenda che ruota l'inchiesta dei pubblici ministeri di Milano Luigi Furno, Carlo Scalas e Paolo Filippini, titolari del caso assieme al procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. Nell'inchiesta figurano indagati per turbata libertà di scelta del contraente Andrea Dini, cognato di Fontana e amministratore dell'azienda Dama Spa, l'ex direttore generale di Aria (centrale acquisti della Regione Lombardia) Giorgio Bongiovanni e lo stesso Fontana, che però deve al momento rispondere di frode in pubbliche forniture in concorso con gli altri due indagati. La vicenda riguarda una fornitura di camici e altri materiali sanitari da oltre mezzo milione di euro che venne affidata senza gara da Aria a Dama il 16 aprile, ma che dopo l'interessamento alla vicenda della trasmissione Report venne, solo in parte, tramutata in donazione. Per arginare i danni all'azienda del cognato (una cui piccola quota è detenuta anche dalla moglie di Fontana, estranea però alla vicenda), Fontana avrebbe cercato di bonificargli 250mila euro da una fiduciaria svizzera proprio il giorno prima dello "storno" della fattura emessa ad Aria. Il tentato bonifico, poi segnalato dalla banca e cancellato da Fontana, dimostrerebbe che il governatore era a conoscenza della vicenda, quantomeno imbarazzante per via del conflitto di interessi. "Duole conoscere questo evento, con le sue ripercussioni umane, da fonti di stampa – ha scritto ieri notte il governatore su Facebook dopo aver saputo di essere indagato -. Sono certo dell'operato della Regione Lombardia che rappresento con responsabilità".

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