“Fontana era coinvolto nel caso camici”: per i pm il governatore non voleva lasciare tracce scritte
C'è stato un "diffuso coinvolgimento di Fontana in ordine alla vicenda relativa alle mascherine e ai camici accompagnato dalla parimenti evidente volontà di evitare di lasciare traccia del suo coinvolgimento mediante messaggi scritti". È quanto scrive la Procura di Milano nell'atto con cui ha richiesto la consegna dei cellulari agli indagati e ad altre persone coinvolte nel caso camici, la fornitura di materiale sanitario e dispositivi di protezione da parte dell'azienda del cognato del governatore lombardo.
Nello stesso documento, secondo quanto riporta Ansa, è contenuto anche un messaggio in cui Andrea Dini, cognato del governatore e titolare della Dama spa, scrive alla sorella Roberta Dini, moglie del presidente lombardo, che controlla il 10 per cento dell'azienda: "Ordine camici arrivato. Ho preferito non scriverlo da Atti". Lei risponde: "Giusto bene così". Anche per questo i pm sarebbero convinti della "piena consapevolezza" dei Dini, sulla "situazione di conflitto di interessi".
Per la fornitura di materiale da mezzo milione di euro, poi trasformata in donazione, Fontana è indagato per frode nelle pubbliche forniture insieme al cognato, accusato anche di turbata libertà nella scelta del contraente. Oggi i finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria hanno acquisito, tra gli altri, il contenuto dei cellulari di Roberta Dini, degli assessori lombardi Davide Caparini, Raffaele Cattaneo, ma anche dal telefono di Giulia Martinelli, capo della segreteria del presidente della Lombardia ed ex compagna del leader della Lega Matteo Salvini.