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Fontana contro il governo: “Ci mandano il decreto la sera tardi e vogliono risposte entro le 11”

In un’intervista al Corriere della sera il presidente della Lombardia Attilio Fontana chiede al governo più tempo e maggiore ascolto per le istanze delle regioni: “Ci mandano il testo del decreto alla sera tardi, sanno che il confronto tra le Regioni è fissato per le 10 del mattino e ci chiedono di dare risposta entro le 11?”, si lamenta il governatore. Sulla seconda ondata della pandemia: “Lombardia decisamente più preparata”. E in merito ai vaccini anti-Covid: “Siamo pronti con gli spazi per lo stoccaggio e con i frigoriferi, ma non sappiamo ancora con quale vaccino dovremo operare e l’Aifa non si pronuncerà prima della fine di dicembre”.
A cura di Francesco Loiacono
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Attilio Fontana
Attilio Fontana

Più tempo e maggiore ascolto alle istanze delle Regioni. È quanto il presidente della Lombardia Attilio Fontana chiede al governo Conte in un'intervista concessa al "Corriere della sera". La stoccata all'esecutivo riguarda quella che, nella successione dei vari Dpcm, è stata quasi una costante: i tempi risicati concessi ai governatori per fornire le proprie osservazioni alle misure proposte dall'esecutivo: "Ci mandano il testo del decreto alla sera tardi, sanno che il confronto tra le Regioni è fissato per le 10 del mattino e ci chiedono di dare risposta entro le 11?". Una dialettica che si è ripetuta anche in occasione dell'ultimo decreto legge contenente le restrizioni per il periodo delle festività natalizie, approvato ieri sera, e che potrebbe ripetersi anche con il Dpcm "Natale" che entrerà in vigore da domani, 4 dicembre.

In merito a quest'ultimo Fontana si aspetta "che siano recepite le indicazioni richieste e offerte dalle Regioni" e poi, "dal momento che vengo interpellato, mi piacerebbe che mi venisse anche concesso il tempo per dire la mia a ragion veduta". Le contestazioni di Fontana all'esecutivo sono note: "Mi sono limitato a contestare il fatto che per stabilire lo scenario dell’epidemia siano stati utilizzati dati vecchi, superati, e questo rende poi difficile spiegare ai cittadini la relazione tra i loro sacrifici e i risultati raggiunti". Ma per il governatore leghista, al di là degli attriti, "il contributo delle Regioni c’è stato eccome". Rispetto alle nuove misure previste per Natale Fontana è convinto che "non si debba soltanto rincorrere il virus, ma anche anticiparlo prevenirlo": come si traduca questa anticipazione, in termini concreti, non è però specificato nell'intervista.

Fontana: Già da diversi giorni dati da zona gialla

Tra gli altri argomenti affrontati la possibilità per la Lombardia di diventare zona gialla, confortata dai numeri – "In base ai dati e alle valutazioni che ne conseguono, già da diversi giorni ci dovremmo trovare in questa situazione" -, ma che si dovrebbe concretizzare non prima dell'11 dicembre (servono infatti almeno due settimane di permanenza in zona arancione), e il piano per i vaccini anti-Covid, di cui aveva parlato ieri anche l'assessore al Welfare Giulio Gallera: "Noi siamo pronti con gli spazi per lo stoccaggio e con i frigoriferi, ma la realtà è che al momento non sappiamo ancora con quale vaccino dovremo operare e l’Aifa non si pronuncerà prima della fine di dicembre".

Nella seconda ondata la Lombardia decisamente più preparata

Fontana ha aggiunto che, rispetto alla prima ondata della pandemia, nella seconda la Lombardia è stata "decisamente più preparata". Ma non si può tacere delle tante criticità emerse sui vaccini antinfluenzali – "Qualche problema si è creato per l’erogazione. Ma in ogni caso mi risulta che abbiamo già raggiunto i livelli dello scorso anno" – e sulla medicina territoriale – "Tutti quanti stiamo scontando il prezzo dei troppi tagli del passato. È mancata la programmazione, occorre investire di più nella sanità". "È chiaro che se potessi tornare a gennaio con le conoscenze che ho adesso farei altre cose – ha concluso il governatore – ma è anche vero che abbiamo visto che ovunque e anche in regioni che in un primo momento erano state indicate come modello ora stanno pagando il loro doloroso prezzo. Il punto è che si soffre di più dove il virus ha colpito di più".

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