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Fondi Lega, commercialisti arrestati per Lombardia Film Commission: “Faremo altre mille operazioni”

I tre commercialisti vicini alla Lega arrestati nell’ambito dell’inchiesta sul caso Lombardia Film Commission parlavano delle “altre mille” operazioni che avrebbero realizzati per rifarsi di quelle non andate a buon fine. Ma erano intercettati dagli inquirenti della Procura di Milano, che conducono l’indagine partita dalla compravendita a prezzo gonfiato di un capannone a Cormano. È quanto emerge dall’ordinanza con cui il gip ha disposto la misura cautelare rilevando il rischio che i tre professionisti commettano “delitti della stessa specie”.
A cura di Simone Gorla
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I commercialisti Andrea Manzoni, Alberto Di Rubba e Arturo Maria Scillieri
I commercialisti Andrea Manzoni, Alberto Di Rubba e Arturo Maria Scillieri

"Ne faremo altre mille… la prossima volta andrà bene, invece di 50 ne prendi 70". La prima operazione non era andata come speravano, i guadagni erano stati inferiori al previsto. Ma contavano di rifarsi con molti altri affari. Sono parole di Michele Scillieri, commercialista vicino alla Lega arrestato ieri, mentre parlava con Alberto Di Rubba, direttore amministrativo per la Lega al Senato ed ex presidente della Lombardia Film Commission, anche lui finito ai domiciliari, così come il collega Andrea Manzoni. 

Ma la conversazione era intercettata dagli investigatori che indagano sul caso della compravendita a prezzo ritenuto gonfiato di un capannone a Cormano, e si trova nell'ordinanza cautelare firmata dal gip di Milano Giulio Fanales. Per il giudice, l'esigenza della misura cautelare si spiega con il rischio che i tre professionisti commettano "delitti della stessa specie". Il gruppo avrebbe infatti "dimostrato una spiccata capacità organizzativa" attraverso "legami interpersonali particolarmente stretti e risalenti nel tempo" e con un "vincolo di solidarietà reciproca". Inoltre per il gip il gruppo "beneficia degli incarichi di rilievo tuttora ricoperti da alcuni suoi componenti negli organigrammi di numerose società ed enti, fra i quali anche soggetti di diritto privato a partecipazione pubblica".

Amicizia e complicità che per gli inquirenti sarebbero alla base del giro di affari e soldi. Una rete che coinvolgeva l'ente regionale per la promozione del cinema sul territorio lombardo, alla cui presidenza Di Rubba era stato nominato dall'allora governatore leghista Roberto Maroni. Il capannone di Cormano al centro dell'inchiesta sarebbe stato acquistato nel 2017 da una società, l’Immobiliare Andromeda srl, a 400mila euro e poi a inizio del 2018 rivenduto al doppio del prezzo alla fondazione a partecipazione pubblica (i soci sono Regione e Comune di Milano). L'operazione immobiliare era già finita al centro di alcune inchieste de ‘l'Espresso', che collegava la compravendita a società vicine al tesoriere della Lega, Giulio Centemero.

Dopo l'arresto del presunto prestanome scelto dai commercialisti per l'operazione (Luca Sostegni, fermato a luglio mentre cercava di prendere un volo diretto all'estero) gli inquirenti hanno ipotizzato un collegamento tra l’operazione immobiliare e alcuni conti aperti dai tre commercialisti, i cui nomi erano già iscritti nel registro degli indagati, che sono anche nel mirino di Bankitalia. Il dubbio è che il denaro incassato sia finito all’estero attraverso strutture societarie “complesse”.

Andrea Manzoni, che è il revisore contabile della Lega alla Camera, nei giorni scorsi ha dichiarato ai pm di aver appreso da Di Rubba "in occasione di alcune visite presso la sede della Lega in Milano via Bellerio" di un finanziamento erogato dalla Regione in favore della Lombardia Film Commission "finalizzato all'acquisto di un immobile".

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