Folla al funerale di Licia Pinelli, una nipote: “Ci hai insegnato cosa vuol dire lottare e resistere”
Centinaia di persone si sono riunite oggi, venerdì 15 novembre, alla casa funeraria San Siro di via Corelli a Milano per salutare per l'ultima volta Licia Rognini Pinelli, deceduta a 96 anni lo scorso lunedì 11 novembre. Sulla bara della 96enne è stata deposta, accanto alla sua foto e a un mazzo di fiori, una bandiera nera con sopra il simbolo degli anarchici: una ‘A' rossa in un cerchio. La stessa che il 20 dicembre 1969 venne adagiata sul feretro di suo marito, Giuseppe "Pino" Pinelli, il ferroviere anarchico ingiustamente accusato della strage di Piazza Fontana e morto pochi giorni dopo precipitando da una finestra della Questura di via Fatebenefratelli. "Abbiamo avuto una nonna onesta e caparbia che ci ha insegnato cosa vuol dire lottare e resistere", ha dichiarato una nipote durante la cerimonia laica di addio a Licia Rognini Pinelli, "ci manchi già nonna, ma ti portiamo con noi".
Le figlie: "Ci ha rese libere di scegliere quando raccogliere il testimone"
Licia Rognini aveva sposato Pino Pinelli nel 1955, un partigiano e ferroviere. Diventato uno dei membri più attivi del Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, a 41 anni Pinelli venne accusato ingiustamente di essere responsabile della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 che provocò la morte di 17 persone e il ferimento di altre 88. Il ferroviere venne subito fermato e trattenuto in Questura dove, dopo tre giorni di interrogatori, morì precipitando dal quarto piano.
Con le sue testimonianze, Licia Rognini Pinelli ha mantenuto vivo il ricordo del marito con il quale aveva avuto due figlie. "Ha impedito che la rabbia e il rancore avessero il sopravvento sulla nostra vita", hanno detto durante la cerimonia del 15 novembre, "ha permesso che facessimo la nostra vita, rendendoci libere di scegliere quando raccogliere il testimone" dell'attività militante "non come atto dovuto, ma come atto voluto.Con dignità hai continuato a chiedere giustizia per quell'anarchico idealista che avevi sposato, il nostro papà".
Nessuna figura istituzionale al funerale
"Abbiamo avuto una nonna onesta e caparbia che ci ha insegnato cosa vuol dire lottare e resistere", ha raccontato una delle nipoti, "l'essenza di Licia rimane in tutti noi, nei legami che è stata capace di creare in tutta la sua vita. Ci manchi già nonna, ma ti portiamo con noi". Come richiesto dalla famiglia Pinelli, nessuna figura istituzionale ha preso parte al funerale. I parenti hanno deciso anche di "rifiutare la proposta del Comune" di ospitare la camera ardente alla Casa della Memoria, spiegando che comunque "il sindaco è stato qui a salutare nostra madre in forma privata".
Presenti, invece, Carlo Arnoldi, presidente dell'associazione vittime della strage di Piazza Fontana, Primo Minelli, presidente di Anpi Milano, il fratello di Peppino Impastato, Giovanni, e il giudice Guido Salvini, che aveva riaperto il processo per la strage. "È stata una figura a cui noi dobbiamo inchinarci per la sua forza, non era facile da sola affrontare un'opinione pubblica che era contro", ha detto Minelli. Dopo la cremazione, le spoglie raggiungeranno quelle di Pino, nel cimitero di Turigliano a Carrara.