Focolaio all’ospedale di Lodi: “Qui è un lazzaretto, non c’è vigilanza e ognuno fa quel che vuole”
"È come essere su un barcone che sta affondando e continua ad imbarcare acqua. Noi operatori sanitari siamo pienamente esposti a rischi, abbiamo paura, angoscia e ansia. Per aiutarci sono arrivati dall'esercito, ma non basta. Non è stato fatto nulla per evitare questa situazione". A parlare a Fanpage.it è un dipendente del personale sanitario dell'ospedale di Lodi con esperienza pluriennale che ha chiesto di rimanere anonimo. Dopo la notizia del focolaio da Covid scoperto nel reparto di Medicina, è aumentata sempre di più la rabbia del personale che denuncia comportamenti non corretti non solo da chi è più alto in gerarchia, ma anche da parte di alcuni colleghi parigrado.
Un dipendente a Fanpage.it: L'ospedale è un lazzaretto
"La situazione è critica – continua il dipendente -, i medici e gli infermieri scappano e non vengono sostituiti. Tanti altri, invece, si ammalano". Il focolaio scoperto in Medicina, che ufficialmente non è reparto Covid (questi si trovano al secondo e terzo piano, Medicina è al quarto), lo testimonia. "La zona filtro annunciata, ad oggi (venerdì 11 dicembre, ndr), ancora non c'è. E noi rischiamo di portare in giro il virus da un reparto all'altro". Il dipendente si rifà anche a determinati comportamenti di alcuni colleghi che, secondo la sua testimonianza, non getterebbero i dpi utilizzati nei reparti dei degenti positivi all'interno di cestini appropriati, lasciandoli in contenitori lungo i corridoi dei reparti.
"Serve più sicurezza, più vigilanza. Qui ognuno va dove vuole e come vuole". "Come sui ballatoi antistanti le scale antincendio a fine reparto – continua – dove tutti vanno a fumare lasciando gli spazi in condizioni igieniche pietose". Tali locali sarebbero poco distanti i reparti di degenza, sia Covid che non, dove sono ospitati i ricoverati. "Lì vanno a fumare anche gli operatori che escono dall'area Covid", denuncia ancora il dipendente che richiama ancora una volta ad una mancanza di vigilanza tra un reparto e l'altro.
Tale mancanza, poi, si riverserebbe anche sugli accessi delle utenze che, secondo il racconto della fonte sanitaria, "entrano come e dove vogliono all'interno dell'ospedale, bypassando i controlli Covid che sono stati allestiti". Anche gli accessi agli ascensori non sarebbero gestiti a dovere: "Non è possibile che un dipendente dell'impresa di pulizia esca dal vano con un sacchetto rosso in uscita dall'area Covid e si faccia una passeggiata. Dovrebbe fare un altro percorso, anche solo se i panni sporchi sono di un sospetto positivo. Qui è un porto di mare", aggiunge poi il dipendente dell'ospedale.
Focolaio anche in cucina: 9 dipendenti positivi al Covid
La giornata di lavoro, poi, non è migliore: "Ci tolgono le ferie perché non c'è personale. Facciamo turni massacranti, condizioni di lavoro che nemmeno nel terzo mondo". In più, in merito al contagio avvenuto all'interno dell'ospedale, il dipendente spiega che "ci sono stati diversi casi tra il personale sanitario, al di là del focolaio di Medicina, ma fortunatamente nessun decesso. Alcuni, però, se la sono vista brutta". "Qui ormai è un lazzaretto", conclude sconsolato, "e noi ogni giorno speriamo di uscire indenni dal turno perché siamo in guerra senza armi". E nemmeno nella cucina del nosocomio chi vi lavora se la starebbe passando meglio. Secondo un'ulteriore fonte consultata da Fanpage.it, tra ieri e oggi, giovedì 10 e venerdì 11 dicembre, sono stati lasciati a casa nove dipendenti perché trovati positivi al Covid-19: "Lavorano tutti ammassati, gli spazi sono ampi ma non tanto quanto, ad esempio, la cucina del Niguarda. E poi, se i carrelli che escono dalla cucina attraversano tutti i reparti indistintamente, è normale che prima o poi qualcuno si infetti".