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Fine vita, la Lombardia boccia il progetto di legge: “Le Regioni non possono legiferare su questo tema”

Con 43 voti favorevoli, 34 contrari e nessun astenuto, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato oggi martedì 19 novembre la pregiudiziale sulla legittimità costituzionale in merito al progetto di legge sul fine vita presentato dal comitato Liberi Subito e dall’associazione Luca Coscioni.
A cura di Francesca Del Boca
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Con 43 voti favorevoli, 34 contrari e nessun astenuto, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato oggi martedì 19 novembre la pregiudiziale sulla legittimità costituzionale in merito al progetto di legge sul fine vita presentato dal comitato Liberi Subito e dall'associazione Luca Coscioni con oltre 8mila firme. "Il suicidio medicalmente assistito non è un tema di competenza regionale", per la maggioranza, in quanto "sussistono possibili questioni di legittimità costituzionale". Il documento è stato illustrato in aula dal consigliere regionale di FdI Matteo Forte.

La votazione è stata eseguita con scrutinio segreto, come richiesto delle opposizioni. La pregiudiziale è stata approvata con 43 voti favorevoli e 34 contrari. Visto che due consiglieri non hanno partecipato al voto, Roberto Anelli (Lega) e Anna Dotti (FdI), e considerando l'assenza per congedo di Vittorio Feltri (FdI), sono quindi almeno quattro i consiglieri di maggioranza che hanno votato contro la pregiudiziale di costituzionalità.

"Il Consiglio regionale della Lombardia si è dichiarato incompetente a normare ciò che il servizio sanitario regionale già è obbligato a fare: dare risposta a chi chiede di essere aiutato a morire", ha commentato Marco Cappato dopo il voto. "La decisione è un atto di irresponsabilità nei confronti delle persone malate e dei medici, privati di ogni garanzia sui tempi e sulle modalità per chiedere e ottenere l’aiuto alla morte volontaria. La questione che Fontana e i suoi si illudono di scaricare su altri continuerà a gravare sul servizio sanitario lombardo. Il suicidio assistito in Italia è infatti già possibile da anni grazie alla sentenza della Corte Costituzionale, ma la mancanza di regole chiare e tempi certi continua a costringere le persone a combattere per anni".

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