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Festa in piscina per le donne, Sumaya Qader: “Smettetela di pensare che le musulmane non decidono per sé”

In un’intervista a Fanpage.it, la sociologa Sumaya Abdel Qader risponde alle polemiche nate dopo l’idea di organizzare una festa in piscina per sole donne, con una particolare attenzione a quelle di fede musulmana.
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Sumaya Abdel Qader è nata a Perugia, ma da mamma e papà giordano-palestinesi. Per fede religiosa indossa l'hijab. Nella vita si è affermata come sociologa, scrittrice e attivista per i diritti delle donne. Di tutte le donne. Senza differenza di provenienza geografica o credo religioso. A Fanpage.it spiega perché è un errore parlare di "segregazione femminile" a proposito della festa in piscina che era stata organizzata (e disdetta dopo le polemiche della Lega) a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza, per le sole donne e con particolare attenzione a quello di fede musulmana.

Avrebbe partecipato alla festa in piscina per donne musulmane?

Perché no? Io frequento palestre e piscine pubbliche (dove ci sono sia uomini che donne), il mio personal trainer è un uomo, e ogni tanto ho piacere di stare solo tra donne (sono stata anche in Hammam con le amiche).

Dopotutto chi non crea l’occasione (voluta o meno) per stare solo tra persone dello stesso sesso o della stessa religione o della stessa lingua (se si è all’estero) o altro? L’importante è che non si neghi a nessuno/a la possibilità di scegliere con chi stare.

Cosa risponde alla Lega che dice che è "una festa all'insegna della segregazione femminile"?

La segregazione delle donne è una cosa seria. Non si possono usare le parole a vanvera. Tra l’altro hanno parlato di festa per sole donne musulmane (non si dice islamiche) mentre era aperta a tutte le donne con attenzione alle esigenze di molte musulmane. Poteva essere una bella occasione di incontro e confronto tra donne. Ma le donne quando si riuniscono liberamente e consapevolmente fanno sempre paura.

E invece vietarla cos'è?

Nessuno può vietare la riunione di sole donne che si divertono. C’è qualche legge che lo vieta? In particolare se si incontrano in uno spazio privato. Qui si è fatta una sterile polemica che ha addirittura portato i gestori dello stabilimento a spaventarsi e ritirarsi per quanto astio, odio e veleno si è riversato suo social contro l’iniziativa. Chiediamoci cos’è questo piuttosto.

In Afganistan i talebani hanno vietato le parrucchiere per sole donne e i luoghi di aggregazione per sole donne perché ben sanno che quando le donne si riuniscono un nuovo cambiamento si produce sempre: le donne insieme prendono maggior consapevolezza di sé.

Ad aver suscitato polemiche è anche la frase degli organizzatori dell’evento che lo hanno proposto come un momento per "la donna musulmana che vuole godersi l'aria dell'estate tra i suoi capelli e sulla sua pelle. Per divertirsi, rilassarsi e sentirsi libera di essere se stessa". La condivide?

Gli organizzatori sono persone comuni che hanno cercato di proporre una bella giornata da far passare alle donne. La loro colpa è di non essersi resi conto che viviamo in un mondo di squali pronti ad attaccare chi si presenta “diverso” dagli altri. La frase in questione può piacere o meno, ci si può riconoscere o meno, ma certo non lede nessuna o tantomeno segrega.

Bisogna smettere di aver paura delle donne, delle loro autodeterminazione ed emancipazione, che può esprimersi anche nella libera scelta di coprirsi, spogliarsi, dire o non dire ciò che vogliono (piaccia o meno). E in particolare bisogna smetterla di ridurre tutte le donne musulmane alla narrazione che sono incapaci di decidere per sé e che sono condizionate dall’uomo musulmano brutto e cattivo. Perché se esistono gravi e orribili condizioni che vivono le donne in alcuni paesi a maggioranza islamica questo non significa che li rappresenti tutte (che poi, ne avrebbero colpa?).

Anzi, dovremmo unire le forze per contrastare ogni negazione di libertà delle donne a ogni latitudine. Perché, ahimè, non c’è luogo dove le donne non siano discriminate o svantaggiate o peggio ancora uccise per il fatto di essere donne: femminicidi, gender pay gap, carico mentale che grava su molte donne, sessualizzazione dei corpi femminili, contrasto all’aborto ecc. Sono solo alcune dei problemi ancora da affrontare che abbiamo qui in casa nostra in Italia.

Libertà di scegliere, avere le stesse opportunità, avere gli stessi diritti, avere lo stesso riconoscimento di pari dignità. Per questo dobbiamo batterci. Tutti e tutte insieme.

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