Fermata la banda dei rapinatori dei treni: “Agiva con inaudita ferocia”
Sono stati gli autori di rapine sui treni e nei sottopassaggi della stazione aggredendo le loro vittime con calci e pugni e servendosi di un martelletto rompivetro. Ora i tre giovanissimi che per giorni hanno seminato il terrore nel comasco sono finiti in manette a seguito dell'operazione condotta dai carabinieri di Lomazzo: si tratta di un cittadino cubano di 20 anni e di altri due diciottenni italiani. Per loro si sono aperte le porte del carcere di Bassone dopo che i militari hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare chiesta dal procuratore di Como, Antonia Pavan, ed emessa dal giudice per le indagini preliminari Andrea Giudici.
Le rapine messe a segno sui treni e nelle stazioni
Nel dettaglio, secondo gli inquirenti i tre sono i responsabili della rapina messa a segno le sera del 9 febbraio a Cadorago. Qui i rapinatori hanno fermato altri due ragazzi di 18 anni che stavano attraversando il sottopasso: le due vittime erano finite a terra ed erano state derubate di telefono cellulare, sigarette e un cappello da baseball. Quello che è emerso dalle indagini è la violenza con cui i tre arrestati eseguivano i loro colpi: impugnavano un martelletto rompivetro e un coltello e avevano il visto coperto da mascherine. Dopo aver buttato a terra le loro vittime iniziavano a prenderle a calci e pugni. La storia si ripete il 15 febbraio, questa volta a bordo del treno delle Ferrovie Nord all'altezza di Rovello Porro: allora avevano puntato il coltello a un ragazzino di 15 anni e lo avevano costretto a consegnare il cellulare. Lo stesso avevano fatto con l'amico 18enne. I due poi avevano provato a ribellarsi, ma erano stati subito aggrediti.
Giudice: "Rapine messe a segno con inaudita ferocia"
Alla fine a incastrare la banda di rapinatori sono state soprattutto le immagini delle telecamere di videosorveglianza. Grazie ai video i carabinieri sono riusciti a risalire alla loro identità e a ricostruire le rapine. Tutte avvenute con "inaudita ferocia e con ingiustificata brutalità, in certa misura gratuita, poiché nemmeno strettamente funzionale all’impossessamento della refurtiva, il cui valore merita attenzione: nel primo caso denaro per un importo considerevole, in entrambi telefoni di alto valore commerciale e accessori ugualmente costosi", come riporta il giudice delle indagini preliminari nell'ordinanza, ripresa poi dal giornale Il Giorno di Como.