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Federico Gaibotti voleva suicidarsi e il padre tentava di impedirglielo: “Per questo l’ho ucciso”

Avrebbe saldato un debito di droga e poi si sarebbe suicidato: questi erano i piani di Federico Gaibotti, finito in carcere perché ritenuto responsabile dell’omicidio del padre.
A cura di Giorgia Venturini
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A qualche giorno dall'omicidio di Umberto Gaibotti, il figlio Federico – in cercere perché ritenuto responsabile dell'assassino – spiega il movente durante l'interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari. Il 30enne aveva altri piani per quel giorno: voleva saldare un debito di droga, assumerne altra (oltre all'alcol che aveva già in corpo) e infine togliersi la vita.

Il piano del figlio

Si era presentato il 4 agosto nella villa del padre a Cavernago, in provincia di Bergamo, perché voleva l'iPad del genitore che gli sarebbe servito per saldare il debito. Il giovane avrebbe consegnato iPad a una donna che si è presentata fuori dalla villa di Umberto Gaibotti. Avrebbe voluto suicidarsi Federico, tanto che aveva rivelato i suoi piani anche alla vicina di casa che lo aveva sorpreso entrare nella villa del padre, arrivato in casa qualche minuto dopo il figlio. Da qui il litigio tra i due nato molto probabilmente perché il padre voleva fermare gli istinti suicidi del figlio. Poi il termine della lite con le coltellate al padre. Infine il 30enne avrebbe provato ad accoltellarsi.

All'indagato non è stata riconosciuta la premeditazione

All'arrivo dei carabinieri il ragazzo è stato trovato nell'auto della ragazza che attendeva fuori dalla villa, una pusher probabilmente: la giovane infatti alla vista dei carabinieri ha ingerito la droga ed è stata costretta a un ricovero in ospedale. Per Federico Gaibotti, trovato sporco di sangue, sono invece scattate le manette.

Da quello che è emerso dopo l'interrogatorio non è stata riconosciuta la premeditazione proprio perché i piani dell'arrestato, come lui raccontato, erano altri. La lite poi è generata in violenza.

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