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Falsifica la firma di Daniela Santanché per avere gli atti dell’inchiesta su Visiblia: indagato un avvocato

Un avvocato milanese risulterebbe indagato per aver falsificato la firma di Daniela Santanché per tentare di accedere agli atti dell’inchiesta su Visibilia, la società di cui l’attuale ministra era fondatrice e presidente.
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Un avvocato milanese, le cui generalità sono ancora sconosciute, sarebbe indagato dalla Procura della Repubblica di Milano per aver falsificato la firma di Daniela Santanché al fine di avere l'accesso agli atti dell'inchiesta su Visibilia, la società di cui l'attuale ministra del Turismo era fondatrice e presidente e finita al centro di uno scandalo giudiziario.

Inchiesta Visibilia, indagato un avvocato

Nella giornata di venerdì 8 settembre, secondo quanto riferisce il quotidiano Il Giornale, la Guardia di Finanza avrebbe effettuato un'approfondita perquisizione nello studio di un avvocato milanese, indagato per aver falsificato a luglio di quest'anno la firma di Daniela Santanché al fine di poter visionare gli atti dell'inchiesta sulla società Visibilia.

La sostituta procuratrice Maria Gravina e la procuratrice aggiunta Laura Pedio, titolari delle inchieste sulla società fondata dall'attuale ministra del Turismo, si sono insospettite soprattutto viste le tempistiche di presentazione della richiesta. Nello stesso mese di luglio, infatti, Daniela Santanché affermava pubblicamente e in Parlamento di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia e di aver verificato eventuali procedimenti penali nei suoi confronti soltanto il mese di novembre precedente.

Negli stessi giorni veniva presentata dell'avvocato che attualmente sarebbe indagato la richiesta di accesso agli atti. La concomitanza ha insospettito le magistrate, che hanno confrontato la firma con quella di alcuni documenti ufficiali della società già in loro possesso.

Interrogata la ministra Daniela Santanché

Le PM Gravina e Pedio, coordinate dal procuratore Marcello Viola, hanno quindi deciso di convocare presso il palazzo di giustizia di Milano la ministra Daniela Santanché al fine di chiederle se riconoscesse le firma e se avesse dato mando a quell'avvocato di avanzare la richiesta di accesso agli atti per suo conto.

L'interrogatorio si è svolto nelle ore serali per evitare che la presenza della ministra in tribunale potesse trapelare e, durante il colloquio, la ministra non solo non ha riconosciuto la sua firma ma ha anche confermato i sospetti delle inquirenti: non era stata lei a dare mandato al legale di procedere.

Da lì è partita una nuova indagine della Procura di Milano, sempre affidata a Gravina e Pedio, per capire come si sono svolti i fatti e soprattutto per quale motivo l'avvocato volesse entrare in possesso di quei documenti.

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