Faide fra rapper, la confessione di Diablo Baby: “Più fai casino e più diventi famoso”
Violenza, risse e video con pistole. Ma anche arresti e baby gang. È questa spesso la cornice che a Milano accompagna il mondo dei rapper e trapper. Ma è veramente così? In città le liti tra cantanti rap sono reali? A confessare tutto quello che accade veramente è il 22enne rapper Manuel Vona, conosciuto nel mondo discografico con il nome d'arte Diablo Baby. Alle spalle poco meno di 20 procedimenti penali, quasi uno per ogni anno di vita.
"Nonostante gli innumerevoli procedimenti penali ha subìto una sola condanna, ovvero un patteggiamento con pena sospesa, per cessione di sostanze stupefacenti", ha spiegato a Fanpage.it l'avvocato del rapper Federico Edoardo Pisani.
Il legale ha tenuto a precisare che "molto spesso Manuel è stato ritenuto, spesso a priori, responsabile di ogni fatto gravitato attorno a lui. L’esempio emblematico sono state le due recenti sentenze di assoluzione. In entrambi i procedimenti, infatti, la Procura ha preferito puntare il bersaglio contro il ‘trapper con precedenti penali'. E tutto ciò nonostante vi fossero già elementi che avrebbero dovuto orientare gli inquirenti nei confronti di altri soggetti".
L'avvocato poi puntualizza: "Il che non significa che Manuel non si sia reso responsabile di fatti aventi rilevanza penale. Ma tutte le volte che c’era da assumersi le responsabilità, Manuel lo ha fatto senza reticenze". Ma cosa perché Diablobaby è arrivato a collezionare così tanti procedimenti? Cosa succede nella vita di un giovane rapper milanese?
Manuel, quando hai iniziato a fare musica?
Faccio musica da quando avevo 15 anni. Ero in una comunità sperduta in mezzo alle montagne. Qui il mio sfogo era raccontare cosa avevo in testa con la musica. Trovavo la mia via d'uscita da quella situazione in questo modo. Scrivevo una frase e mi accorgiamo che era la stessa cosa che magari diceva Marracash in una canzone e dicevo ‘c***o la sto vivendo anch'io'.
Ti ricordi il tuo primo arresto?
Ero a Rimini, ad un festival. Mi hanno trovato con un po di ketamina, un po di soldi falsi addosso che neanche sapevo di avere. Sono entrato per la prima volta in un carcere a Bologna, in via del Pratello. Poi sono stato trasferito in varie comunità. Finché poi quella prima volta sono stato perdonato.
Perché secondo te così tanti arresti?
Sicuramente nascere non in una famiglia con genitori benestanti e con una bella casa in centro a Milano, ma piuttosto in periferia dove ci sono delle difficoltà, fa differenza. Soprattutto poi se sei un ragazzo con la testa calda. Perché ti troverai in situazioni che non c'è se scendi in piazza Duomo a Milano.
In questi quartieri si può parlare di disagio sociale?
Trovavo lo sfogo in altro, come nel fare casino piuttosto che iniziare a commettere reati. Avevo capito già abbastanza presto qual era la situazione di disagio che mi circondava. Nonostante ciò non è che ero depresso o incazzato con il mondo, però sicuramente avevo tanta rabbia dentro e tanta voglia di sfogarmi in qualche modo. Ho iniziato così a fare cose che non dovevo fare.
Questa rabbia la esprimevi nella musica?
Diciamo che abbiamo iniziato a portare sulle storie di Instagram proprio il periodo che stavamo vivendo. Facevo parte di un collettivo, siamo cresciuti in fretta: il nostro primo brano da soli, senza etichette, ha raggiunto i 600mila ascolti. Abbiamo anche notato che più facevamo casino più aumentavano i nostri ascolti.
Perché a Milano c'è tanta rivalità tra rapper?
Penso che la maggior parte delle liti che vedete e sentite sono tutte fasulle o comunque nate per attirare l'attenzione. Sicuramente ci sono anche delle situazioni in cui si creano delle tensioni o delle liti. Quello un po' in tutto, penso anche nello sport.
Aiuta nel mondo del rapper essere considerato un cattivo ragazzo?
Penso che se uno è un cattivo ragazzo ci nasce e non lo diventa. Noi non è che facevamo i cattivi ragazzi, noi facevamo più casini possibili per attirare più l'attenzione possibile. Ti devi far sentire.
Cosa pensi dei quasi 20 procedimenti di cui sei coinvolto?
Avendone combinate di cotte e di crude, fare il mio nome è facile. Negli ultimi provvedimenti, mi sono trovato nello stesso posto in cui è avvenuta una rapina. Non c'entravo nulla, sono stato assolto. Eppure stavo rischiando due anni e nove mesi solo perché mi trovavo in quel posto e in quel momento ma solo perché mi trovavo sulle carte. Però mi spiace che venga trasmesso un messaggio sbagliato e l'immaginario di una persona che non sono. O meglio non lo sono più.