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Fabrizio Corona e le accuse di diffamazione ai Ferragnez, arriva la replica dell’avvocato dell’ex paparazzo

L’ex paparazzo rischia un processo per diffamazione per aver definito Fedez e Chiara Ferragni “ebeti”. Il pubblico ministero aveva presentato l’archiviazione, respinta dal giudice per le indagini preliminari.
A cura di Giorgia Venturini
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"Ebeti". È questa la parola usata durante un'intervista a novembre del 2020 da Fabrizio Corona definendo così Chiara Ferragni e Fedez. Ora l'ex paparazzo rischia un processo per diffamazione: dopo la querela presentata dalla coppia di influencer, il pubblico ministero Francesca Crupi al termine delle indagini aveva chiesto l'archiviazione. Poi però respinta dal giudice per le indagini preliminari chiedendo che venga formulato il capo di imputazione. "Ci vorranno circa sei mesi per formulare l'imputazione e se decideremo di andare a processo, affronteremo il processo", spiega a Fanpage.it l'avvocato di Corona, Ivano Chiesa. Poi aggiunge: "Il capo di imputazione si concentrerà unicamente sulla parola ‘ebeti' pronunciata da Corona, tutto infatti è legato a degli epiteti con valenza molto opinabile".

Respinta l'archiviazione del pubblico ministero

Il giudice per le indagini preliminari ha respinto l'archiviazione del pubblico ministero accogliendo la richiesta degli avvocati Gabriele Minniti e Andrea Pietrolucci, della famiglia dei Ferragnez, che chiedono invece un rinvio a giudizio. Secondo la Procura le parole dette da Corona, ora ai domiciliari per altre accuse, per  erano "talmente generiche e grossolane e frutto di personali e provocatorie supposizioni" da non avere quindi un contenuto diffamatorio. Il giudice per le indagini preliminari invece ha giudicato la parola "ebeti" un insulto alla coppia del tutto "gratuito". Così come sono gratuite le parole che riguardano la figlia dei due e che attengono alla sfera privata. Durante la stessa intervista infatti Fabrizio Corona avrebbe anche fatto riferimento alla figlia dei due influencer sostenendo che la coppia avesse programmato "a fini editoriali" il sesso della bambina. Per il giudice "ridimensionare atteggiamenti come quelli denunciati" definendole delle provocazioni del personaggio "non fa altro che legittimare" dei comportamenti che sono offensivi e che potrebbero in questo modo "moltiplicarsi e ripetersi".

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