Fabio Ravasio travolto e ucciso mentre era in bicicletta a Parabiago, arrestate 6 persone per omicidio
Non è stato un pirata della strada a investire e uccidere Fabio Ravasio lo scorso 9 agosto a Parabiago (nella Città Metropolitana di Milano), ma sei persone che il 52enne conosceva bene e che avevano pianificato l'investimento . Lo hanno accertato i carabinieri della Compagnia di Legnano che, su decreto emesso dalla Procura di Busto Arsizio, hanno arrestato sei soggetti, cinque uomini e una donna, accusati in concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione. La loro confessione è arrivata ieri sera, giovedì 22 agosto, e hanno fatto ritrovare agli investigatori l'auto che hanno usato per travolgere Ravasio e che avevano nascosto nell'autorimessa dell'abitazione di uno di loro.
L'omicidio di Fabio Ravasio
Erano le 19:50 del 9 agosto quando Ravasio, in sella alla sua mountain bike, stava pedalando lungo via Vela in direzione Casorezzo. Ad un certo punto, una Opel Corsa nera che proveniva dal senso opposto di marcia ha invaso la sua corsia e lo ha investito frontalmente. Per l'impatto, il 52enne è stato sbalzato sull'asfalto rimediando le lesioni che si sono rivelate per lui fatali.
In un primo momento, si pensava che a travolgere Ravasio fosse stato un pirata della strada che, dopo l'incidente, è fuggito a tutta velocità. Analizzando le immagini dei sistemi di sorveglianza stradale, però, i carabinieri di Legnano hanno scoperto che la targa del veicolo era stata contraffatta e che dopo l'investimento aveva battuto contro il guard rail subendo alcune ammaccature alla carrozzeria e danni al sistema di illuminazione.
L'arresto dei sei responsabili
Cercando tra le targhe associabili a quel veicolo, i militari hanno scoperto che l'auto era intestata a una persona che conosceva bene la vittima. Per questo motivo, il pm ha ipotizzato che l'investimento di Ravasio fosse stato voluto e premeditato.
Una volta arrestati, nella serata del 22 agosto i sei soggetti hanno confessato. Davanti agli investigatori hanno spiegato ciascuno le proprie responsabilità nell'organizzazione e nell'esecuzione dell'omicidio, nel vantaggio economico che ne avrebbero tratto e dove avevano nascosto l'auto che avevano usato. Due avrebbero eseguito materialmente l'omicidio, due avrebbero fatto da pali, uno da ideatore e uno da intermediario. I sei sono stati, quindi, condotti nel carcere di Busto Arsizio con l'accusa di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione.