Extinction Rebellion, un’attivista: “Costretta a spogliarmi in Questura, senza assorbenti e medicine”
Arianna, 21 anni, studia Storia alla Statale di Milano ed è un'attivista del movimento ambientalista Extinction Rebellion. Nella mattina di lunedì 13 gennaio ha partecipato, insieme ad altre 22 persone, a una protesta davanti alla sede della Leonardo spa di Brescia per esprimere dissenso contro l'invio di armi (di cui l'azienda è produttrice) nei Paesi in guerra e per sensibilizzare sul cambiamento climatico.
Dopo la manifestazione bresciana gli attivisti – dei movimenti Extinction Rebellion, Ultima Generazione e Palestina Libera – sono stati portati in Questura e alcune ragazze hanno denunciato di essere state costrette a spogliarsi. Arianna era tra loro e racconta la sua esperienza a Fanpage.it.
Arianna, cos'è successo lunedì 13 gennaio?
"Mi trovavo a Brescia per un'azione di disobbedienza civile davanti alla Leonardo spa, azienda che produce armi. Protestavamo perché in questo momento vogliamo attirare l'attenzione
sul legame di prospettiva che viene portato avanti da aziende come la Leonardo, ci preoccupiamo per l'invio di armi in Paesi in stato di guerra dove le persone vengono uccise".
In che modo stavate manifestando?
"Cercavamo di bloccare l'uscita o il transito dei camion dell'azienda, ma in maniera assolutamente non violenta e pacifica".
Poi siete stati bloccati dalle forze dell'ordine.
"Sì, è arrivata la polizia e ci ha portato via, noi abbiamo opposto resistenza passiva, ci siamo fatti trascinare sulle volanti di peso. Quindi siamo stati condotti all'interno delle auto, io in particolare ero da sola e una volta arrivata in questura mi è stato quasi immediatamente richiesto di sottopormi a una perquisizione".
Di che tipo?
"Durante la perquisizione mi è stato chiesto di spogliarmi interamente, comprese le mutande e il reggiseno, cosa che ho fatto perché temevo la prospettiva di essere spogliata direttamente dalle forze dell'ordine. Peraltro avevo anche le mestruazioni, motivo per cui ho espresso disagio rispetto alla richiesta di fare tre piegamenti per la perquisizione, ma la mia richiesta non è stata ascoltata".
Come si è svolta la vostra permanenza in questura?
"Siamo rimaste trattenute lì per 7 ore. Mi è stato chiesto di spogliarmi davanti ad un agente donna, dopo di che è entrato anche un agente uomo a cui è stato chiesto di rimanere girato durante la perquisizione. Quindi c'è stata una tutela da questo punto di vista, però personalmente ho trovato degradante il contesto in sé e non in particolare il fatto di essere vista da un uomo o da una donna".
Come ti sei sentita in quel momento?
"Mi sono sentita piuttosto impotente, nel senso che avevo immaginato dei possibili scenari per quando sarei stata portata in questura, però non pensavo che fosse necessario spingersi fino a quel punto. La polizia è stata molto insistente, ha parlato molto spesso di procedura, di prassi, però eravamo 23 persone ed è stato chiesto di spogliarsi a otto persone, tutte donne o socialmente classificate come tali".
Ti era mai successo?
"No, in molte altre esperienze di Extinction Rebellion non è successo e, nonostante le mie richieste sulla legittimità di quello che stava accadendo, non mi sono state date risposte e mi sono chiesta più volte quale fosse la necessità di farci spogliare e anche di sequestrare tutti i nostri oggetti. Mi sono stati sottratti anche antidolorifici e assorbenti, per cui non ho avuto accesso ai medicinali per tutte le ore di trattenimento in questura e le volte che mi sono dovuta recare in bagno sono sempre stata accompagnata da un agente e controllata durante tutto il processo".
Che cosa ti spinge a rischiare situazioni come quella che hai vissuto?
Sicuramente essere attivista non è una scelta facile, però sono molto felice di portarla avanti.
Rispetto il fatto che non tutti abbiano la voglia di andare a infilarsi in queste situazioni, ma penso che sia molto bello farlo. Sono molto spaventata dal futuro, dalla prospettiva della crisi climatica, della guerra, della repressione dello Stato che sembra in aumento e credo che sia davvero bello mettersi in gioco o contribuire in altri modi per contrastare questi fenomeni".