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Espone fuori casa la scritta di Auschwitz ‘il lavoro rende liberi’ e si giustifica: “Volevo rendere omaggio”

Il consigliere comunale di Bergamo che ha chiamato i carabinieri: “Mi stupisce he nessuno in paese si sia reso conto della gravità del gesto, seppur commesso con buone intenzioni”.
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La scritta di Auschwitz esposta a Bergamo
La scritta di Auschwitz esposta a Bergamo

"Più che un gesto antisemita, sembra quello di un ignorante che non si è neanche reso conto di cosa stesse facendo". A dirlo a Fanpage.it è il consigliere comunale di Bergamo, Simone Paganoni, che è stato il primo a recarsi a Sant'Omobono Terme per verificare la segnalazione che gli era arrivata dalla comunità ebraica di Milano. Giunto nel paesino della Val  Brembana, Paganoni si è realmente trovato  di fronte una villetta con esposta la scritta che campeggiava sul cancello di ingresso del campo di concentramento di Auschwitz.

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Il racconto di Paganoni

Contattato telefonicamente da Fanpage.it, Paganoni racconta di essersi recato a Sant'Omobono per verificare la segnalazione che gli è arrivata da alcuni esponenti della comunità ebraica. Quando si è reso conto che effettivamente su una casa c'era l'insegna di ferro con la scritta "Arbeit macht frei" (in italiano "Il lavoro rende liberi") ha subito chiamato i Carabinieri, che si sono precipitati sul posto.

"Al campanello ha risposto una signora anziana che ci raccontano che la scritta l'aveva realizzata ed esposta suo fratello, che al momento però non era in casa", spiega il consigliere comunale di Bergamo. Intanto i militari hanno provveduto a smantellare e sequestrare l'insegna e a convocare l'uomo in caserma.

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La giustificazione del fabbro

L'uomo, un anziano fabbro ormai in pensione, si è spontaneamente recato dai carabinieri per dare la sua versione dei fatti: avrebbe forgiato già anni fa quell'insegna e avrebbe deciso di esporla per "rendere omaggio" alle vittime della Shoah. "Il suo – spiega Paganoni – non sarebbe quindi un gesto antisemita, ma commemorativo, anche se appare molto stupido e fuoriluogo".

"Quello che mi stupisce – conclude il consigliere comunale – è che nessuno, neanche il parrocco, in paese si sia reso conto della gravità del gesto, seppur commesso con buone intenzioni e sia dovuto intervenire io da Bergamo per far rimovere quell'insegna".

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