Eros Di Ronza ucciso a forbiciate, la cugina: “Ha sbagliato a fare la rapina, ma non è giusto uccidere così”
Shou Zhou, arrestato per l'omicidio di Eros Di Ronza, è stato ascoltato dal gip di Milano durante l'udienza di convalida dell'arresto nel carcere di San Vittore. Il 30enne ha spiegato di aver inseguito e raggiunto il 37enne che aveva appena rubato alcuni gratta e vinci dal suo bar di viale De Cermenate e di averlo colpito con le forbici che brandiva perché spaventato. Suo zio, il 49enne Liu Chongbin, ha dichiarato di essere arrivato quando ormai Di Ronza era già morto a causa dei numerosi colpi subiti su tutto il corpo. "Ha sbagliato facendo la rapina", ha dichiarato una cugina del 37enne a Fanpage.it, "ma non è giusto uccidere una persona così, lasciando nel dolore la sua famiglia. Siamo distrutti, resterà sempre nei nostri cuori".
Zhou e Chongbin si trovano in questo momento a San Vittore per omicidio volontario in concorso. La Procura di Milano ha chiesto la convalida dell'arresto e la custodia cautelare in carcere per entrambi, mentre la difesa la scarcerazione e, in subordine, gli arresti domiciliari. In seguito agli interrogatori che si sono tenuti oggi pomeriggio, venerdì 18 ottobre, la giudice per le indagini preliminari Tiziana Gueli si è riservata la decisione.
L'aggressione a Di Ronza dopo la tentata rapina
Stando a quanto ricostruito dalle indagini della polizia, Zhou avrebbe iniziato a colpite Di Ronza mentre strisciava all'indietro cercando di uscire dal bar-tabaccheria di viale De Cermenate passando sotto la saracinesca che aveva forzato in parte. Poi, quando il 37enne cercava di scappare, il 30enne e suo zio Chongbin lo avrebbero inseguito, atterrato e colpito con numerosi fendenti fino a ucciderlo.
Il 49enne nella prima testimonianza aveva detto di essere arrivato al bar quando suo nipote aveva già iniziato la colluttazione con Di Ronza e il 48enne suo complice e di aver visto suo nipote aggredito dal 37enne. La titolare del bar, che è moglie e zia degli arrestati, ha detto invece di aver visto entrambi litigare con una persona e, per questo motivo, avrebbe chiamato il numero di emergenza 112.
Le immagini di una telecamera di sorveglianza, finite agli atti, mostrerebbero Di Ronza che scappava dal bar "senza mai porre in essere alcuna azione violenta" e Chongbin che, all'arrivo delle forze dell'ordine, "abbandonava la scena del crimine" raggiungendo la propria abitazione. Là, sostengono gli investigatori, il 49enne avrebbe messo la vestaglia bianca che indossava durante l'aggressione in una bacinella d'acqua, "al fine evidente di cancellare le tracce biologiche". Per la pm Maura Ripamonti, non si può parlare di legittima difesa dato che i due arrestati non avrebbero riportato ferite e perché l'azione più violenta avviene quando ormai Di Ronza era a terra e gridava "aiuto".
"Ho avuto paura e l'ho colpito"
Durante l'interrogatorio di convalida, Zhou ha provato a difendersi dicendo di aver reagito a un'aggressione e di aver colpito il ladro perché era spaventato. Chongbing, invece, ha dichiarato di essere "del tutto estraneo" perché arrivato quando ormai la vicenda si stava concludendo in modo tragico.
Il 30enne nella chiamata al 112 aveva detto di aver dato un pugno a un ladro e che per questo stava ormai morendo. "Abbiamo fermato il ladro, adesso sta male, sta malissimo", diceva al telefono il titolare del bar. Il loro avvocato, Simone Ciro Giordano, afferma che sussisterebbe "la scriminante della legittima difesa" e che si potrebbe parlare di "eccesso colposo di legittima difesa". Per loro, il legale ha chiesto la scarcerazione e, in subordine, gli arresti domiciliari.