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Banca Progetto in amministrazione giudiziaria: “Finanziamenti a società legate alla ‘ndrangheta”

Banca Progetto è stata commissariata dalla Guardia di finanza. Stando a quanto ricostruito da un’indagine della Dda, negli anni avrebbe erogato finanziamenti per 10 milioni di euro a società legate alla ‘ndrangheta.
A cura di Enrico Spaccini
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L'istituto di credito milanese Banca Progetto è stato sottoposto ad amministrazione giudiziaria dalla Guardia di finanza su delega della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano. Come ricostruito dalle indagini condotte dal nucleo di Polizia economico finanziaria e coordinate dalla Dda guidata dal procuratore Marcello Viola, l'aggiunta Alessandra Dolci e il pm Paolo Storari, la banca avrebbe "erogato finanziamenti assistiti da garanzia statale in favore di società pienamente inserite all'interno di dinamiche criminali" per oltre 10 milioni di euro e in questo modo avrebbe agevolate "la locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo", nel Varsotto.

La nota della Procura spiega che l'analisi dei "fascicoli bancari ha consentito di appurare come l'intermediario", quindi Banca Progetto, "spesso eludendo i principi della normativa antiriciclaggio, ha erogato finanziamenti assistiti da garanzia statale in favore di società pienamente inserite all'interno di dinamiche criminali".

Soldi pubblici alle società legate alla ‘ndrangheta

L'inchiesta della Dda avrebbe accertato come "società indirettamente gestite da soggetti contigui a esponenti della cosiddetta matrice ‘ndranghetista" abbiano beneficiato per anni di finanziamenti erogati dall'istituto di credito. Soldi che godevano delle garanzie statali previste dal Fondo centrale di garanzia a favore delle piccole e medie imprese del Mediocredito Centrale, "accedendo così ad aiuti di Stato a sostegno dell'economia", prima durante l'emergenza Covid-19 e poi con l'invasione russa in Ucraina.

In questo modo, scrivono i giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, Banca Progetto spa avrebbe di fatto "trasferito il rischio di insolvenza, in concreto verificatosi, sullo Stato" e determinato "il paradosso che il denaro confluito nelle casse della consorteria criminale risulta di provenienza statale". La Guardia di finanza ha, dunque, eseguito il provvedimento di amministrazione giudiziaria, disposto in base al ‘Codice Antimafia‘.

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