Ergastolo a Impagnatiello: “Lasciato da due donne, era lo zimbello al lavoro. Ha agito con rabbia fredda”
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Alessandro Impagnatiello ha premeditato l'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano per "almeno 6 mesi". Lo scrivono i giudici della Corte d'Assise nelle motivazioni della condanna all'ergastolo dell'ex barman dell'Armani Cafè che nel maggio del 2023 ha ucciso la compagna Giulia Tramontano nella loro casa di Senago (Milano), sottolineando che il proposito criminoso risalirebbe già al dicembre del 2023. Da lì, i tentativi di avvelenamento della donna e del feto che portava in grembo con veleno per topi e ammoniaca sciolta nell'acqua, testimoniati dal ritrovamento delle sostanze (ordinate sul web sotto falso nome) e le ricerche sul web. Ma non solo.
La Corte, presieduta da Antonella Bertoja, con giudice a latere Sofia Fioretta, ha riconosciuto, oltre alla premeditazione, anche le aggravanti del vincolo sentimentale e della crudeltà. "Nel momento in cui è stata attinta dai primi fendenti, mentre si trovava ancora in vita e comprendeva che il compagno la stava uccidendo, Giulia ha senz'altro realizzato, sebbene per una manciata di secondi, che insieme con lei moriva anche il nascituro che portava in grembo", si legge nelle motivazioni. Una "consapevolezza che ha provocato nella donna una sofferenza ulteriore". I giudici, inoltre, hanno condannato Impagnatiello anche per il procurato aborto e occultamento di cadavere.
Tutto è iniziato il 27 maggio del 2023, quando Giulia Tramontano incontra per un confronto la collega con cui Alessandro Impagnatiello ha da mesi una vera e propria relazione parallela. Quel pomeriggio Impagnatiello non avrebbe soltanto compreso che le due donne si erano "rivelate reciprocamente tutte le menzogne attraverso le quali egli le aveva controllate, manipolate e tenute in scacco come ‘pedine' sulla fantomatica ‘scacchiera' narrata con vanto ai periti", ma ha realizzato anche "di essere diventato a sua insaputa lo ‘zimbello' di tutti i colleghi dell'Armani Caffè" dove lavorava e che "già da una settimana" avevano saputo delle bugie alle due ragazze.
Così il 32enne ha capito che "il proprio castello di menzogne era crollato, tutte e due le donne perdute", decidendo di conseguenza di "non indugiare più, di smettere di essere subdolo e prudente". Una "presa di consapevolezza" che "lo ha avvilito e mortificato", ma che al tempo stesso è stata "compensata" da una "rabbia fredda e da una lucida risolutezza che lo ha portato, poche ore dopo, a riaffermarsi e vendicarsi di quel ‘torto' subito" preparando un "agguato" nei confronti della compagna Giulia, rimodulando il programma criminoso da mesi portato avanti in modo poco efficace" con "modalità nuove ed efferate": prima ha preparato la scena del crimine eliminando il tappeto in salotto e coprendo il divano con un telo, per evitare che entrambi si macchiassero durante l'aggressione, poi ha impugnato un coltello da cucina e si è scagliato su Giulia al suo rientro in casa. Per ben 37 volte ha colpito la fidanzata, tentando poi di bruciarne il corpo senza vita nella vasca da bagno di casa e poi in garage. "Ma nonostante i tentativi, il corpo della ragazza non spariva come un fazzoletto".