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Epidemiologo La Vecchia: “Folla? Immagini più suggestive che drammatiche, ma attenti alle varianti”

“Più che le persone nelle strade all’aperto mi preoccupano i luoghi chiusi. È presto per pensare di tornare alla normalità. Bisogna continuare a stare attenti, proteggere le persone anziane”. Lo spiega a Fanpage.it il professor Carlo La Vecchia, epidemiologo della Statale di Milano. “Ora l’incertezza è legata alle varianti. Se dovessero dilagare quelle che ora conosciamo meno – e non sappiamo quanto siano diffuse perché purtroppo facciamo pochi sequenziamenti – servirebbero sicuramente norme più restrittive.
A cura di Simone Gorla
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"Le scene di affollamento di domenica? Le reputo più suggestive che drammatiche. Non è una strada all'aperto il vero problema. I rischi sono legati soprattutto ai luoghi chiusi, ai trasporto. Bisogna continuare a stare attenti, proteggere le persone anziane. C'è molta incertezza sul ruolo della varianti del virus". Il professor Carlo La Vecchia, docente di Epidemiologia alla Statale di Milano, intervistato da Fanpage.it nel primo giorno di zona gialla in Lombardia fa il punto sulla diffusione del Covid nella regione più colpita dalla pandemia, sulle speranze legate ai vaccini e sui rischi con le riaperture.

C'è il timore che con la zona gialla possano crearsi assembramenti e situazioni ad alto rischio di contagio

La maggior parte delle persone rispetta le norme, fa ciò che viene concesso. E le norme sono ancora relativamente restrittive. I locali e gli altri luoghi ludici la sera sono chiusi. Naturalmente molta attenzione deve essere posta a trasporti, bar, ristoranti. Credo che soprattutto che debbano essere protette ancora le persone anziane finché l'impatto dei vaccini è così limitato. Non è ancora ora di pensare di cambiare vita.

Quanto ci vorrà prima di poter pensare davvero alla normalità?

Con 60 morti al giorno non si può pensare di tornare alla normalità, serviranno ancora molti mesi. Bisogna aspettare che la campagna vaccinale arrivi alla popolazione. E anche quando saremo vaccinati bisognerà aspettare qualche settimana per cambiare.

Possiamo sperare di evitare nuove zone rosse?

In generale sì, ma l'incertezza è legata alle varianti. Se dovessero dilagare quelle che ora conosciamo meno – e non sappiamo quanto siano diffuse in Italia perché purtroppo facciamo pochi sequenziamenti – servirebbero sicuramente norme più restrittive. In assenza di eventi di questo tipo, la previsione più probabile è un lento livellamento. Purtroppo la seconda ondata è durata molto più della prima, anche perché le misure sono state meno stringenti.

Si può evitare la terza ondata anche senza lockdown?

La storia delle pandemie insegna che le terze ondate tendono a essere meno forti delle seconde. Inoltre ho l'impressione che sia i cittadini che le autorità abbiano imparato la lezione. In caso di nuovo aumento dei casi potremo prevenire meglio.

Com'è oggi la situazione? Cosa ci aspetta nelle prossime settimane?

Ieri avevamo circa 360 persone in terapia intensiva e circa 3.500 ricoverati. Abbiamo avuto mediamente una sessantina di decessi al giorno di decessi, circa 1800 casi al giorno. È un quadro molto diverso da quello di marzo-aprile, quando avevamo fino a 500 morti registrati al giorno e 1300 pazienti in terapia intensiva. Sul futuro è difficile fare previsioni. Ci sono speranze perché un certo livello di immunità si è creato nella popolazione lombarda. La copertura degli anziani comincerà tra qualche settimana e da aprile dovremmo vedere un miglioramento. In generale l'arrivo dei vaccini, pur con qualche ritardo, dà una prospettiva più ottimistica.

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