Entra in pronto soccorso e prende a testate un infermiere: cosa è successo?
L'attesa al pronto soccorso, si sa, può essere snervante. Lo è stata sicuramente per l'uomo che nei giorni scorsi ha aggredito a testate un infermiere dell'ospedale di Lodi. Si trovava in sala d'attesa ed è entrato con violenza in sala, sbraitando. "La mia compagna sta male", avrebbe gridato prima di sferrare il colpo.
"Qualcosa di brutale"
La notizia è stata riportata da presidente nazionale del Nursing Up (il sindacato degli infermieri) Antonio De Palma, con l'intento di accendere i riflettori sul problema della sicurezza degli operatori sanitari in pronto soccorso. "Qualcosa di scabroso, di profondamente illogico e brutale, si è verificato lo scorso 3 luglio nell’area triage del pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore di Lodi", ha dichiarato. E così ha riassunto la vicenda. "Vista la scarsità di personale,l’infermiere di turno si sta anche occupando di effettuare esami su un altro paziente. E’ qui che scatta la rabbia, la furia cieca dell’uomo, che d’improvviso, colpisce con una ferocia inaudita il malcapitato infermiere addirittura con una testata".
La scarsità di personale
Una vicenda che obbliga a una riflessione. Ed è legata a un grande tema contemporaneo: quello della scarsità di personale sanitario in pronto soccorso. E in particolare nell'ospedale di Lodi. Nel pre Covid infatti, nel 2019, gli accessi qui sono stati oltre 90mila: una media di 247 casi al giorno, 10 all’ora. Poco meno degli ospedali milanesi, decisamente più grandi e attrezzati.
Numeri che sono naturalmente lievitati durante l'era pandemica – se si tiene conto che l'ospedale lodigiano è stato al centro del focolaio lombardo e che la pressione del virus, qui e all'ospedale di Cremona, si è fatta pesantemente sentire.