Entra in campo Clementina, respinta dalla scuola calcio perché femmina: il Brescia la vuole in squadra
Clementina non poteva sapere che quel no, nella segreteria di una società sportiva della sua città, davanti al cuginetto pronto a entrare in campo, sarebbe stato solo il fischio di inizio. Di questa giovanissima aspirante calciatrice, che a 8 anni è stata rifiutata dalla scuola bresciana Pavoniana Calcio “perché femmina”, avevamo parlato poco tempo fa.
La storia ha fatto il giro d’Italia, del web e non solo. Tra i primi a mostrare sdegno e solidarietà l’attaccante della Juventus Cristiana Girelli, che ha voluto parlare con Clementina e le ha regalato la sua maglia. E che racconta così, sulla sua pagina Instagram, l’incontro con la piccola: "Oggi sono riuscita a incontrare Clementina. Una bambina dolcissima, che voleva semplicemente giocare a calcio. Il sogno che avevamo tutte noi e che ci ha portato fino a qui. Nessuno si dovrebbe permettere di dire ad una bambina, ma anche a un bambino (perché fidatevi succede) che non può fare uno sport che gli piace, solo perché è una femmina o solo perché è un maschio. C'è ancora tanta, troppa strada da fare. Clementina, bambine e bambini per favore non smettete di seguire i vostri sogni e non dimenticate di essere voi stessi sempre, insegnando ai più grandi, a condividere la magia del vostro fantastico mondo. Oggi sono molto felice di averti incontrata Clementina".
Tante offerte a Clementina per un posto in squadra
Anche Clementina è felice. Lo dice il suo papà, Alessandro Abba: "Dopo quella delusione, diceva che avrebbe fatto un altro sport. Ma da quando ha ricevuto tante dimostrazioni di affetto e di vicinanza, le è tornata la voglia di giocare a calcio. A me non importa che sia quello o un’altra disciplina, ma voglio che faccia quello che le piace davvero, non quello che sente di “avere il permesso di fare”". E a riprova che il mondo del calcio non è solo il frangente visto da Clementina in un pomeriggio di inizio autunno, tantissime società sportive hanno contattato noi e i genitori della piccola per offrirle un posto in squadra. Tra queste il Brescia Calcio femminile, che ha incontrato la bambina e i suoi genitori: "Abbiamo proposto alla piccola di fare una prova quando riprenderemo gli allenamenti dopo le vacanze – spiega la presidente Clara Gorno -. Le difficoltà logistiche nell’accogliere le femmine nelle scuole calcio nate come maschili possono esserci, ma è la mentalità che va costruita". Una mentalità che si manifesta nel campetto dell’oratorio come sulle scrivanie dirigenziali: "Tutt’ora – dice Gorno – so che in molti non riconoscono il mio ruolo. Mi sento dire che sono donna e non ho mai giocato a calcio, perciò come posso essere presidente di una società calcistica? La verità è che il mio non è un ruolo tecnico e non mi arrogherei mai il diritto di prendere posizione a riguardo, ma non può l’essere donna il discrimine, tanto nel mondo del pallone quando in quello manageriale".
La riposta della direzione della squadra
Posizione apparentemente condivisa dalla stessa Pavoniana Calcio, che qualche giorno dopo il nostro servizio ha rilasciato una nota stampa: "Il Direttivo di GSD Pavoniana Calcio, preso atto di quanto accaduto, ritiene opportuno rispondere agli attacchi ingiustificati che la società, un’eccellenza del territorio, ha immeritatamente ricevuto. Cogliamo l’occasione, innanzitutto, per scusarci con Clementina, per l’incomprensione che si è creata: Pavoniana è sempre stata molto attiva nel sensibilizzare i ragazzi sul tema della discriminazione, non a caso da anni ha annoverato calciatrici nelle proprie file". Poi aggiungono: "L’ultimo periodo, è stato caratterizzato da una ristrutturazione interna, causata dalla prematura scomparsa dello storico Dirigente Sportivo, che ha generato numerose difficoltà e avvicendamenti: per questo motivo alcune indicazioni del Direttivo, purtroppo, non sono state recepite adeguatamente ed attuate, e stiamo provvedendo per evitarne il ripetersi. Precisiamo tuttavia, che altre ragazze si sono presentate all’inizio di stagione: ad esse sono state fornite le stesse indicazioni per la partecipazione agli Open Day annuali fornite agli atleti maschi, senza alcun genere di restrizione nè limitazione".
Di seguito il resto della dichiarazione rilasciata dalla squadra: "Sottolineiamo inoltre che il Direttivo di Pavoniana annovera tra i propri Dirigenti figure femminili che dedicano il proprio tempo alla gestione delle diverse categorie, esempio positivo per bambini/e e genitori. Il Nuovo Direttivo è dispiaciuto che il commento, decontestualizzato rispetto ad un ben più ampio discorso del nostro Presidente, abbia dato il via ad una campagna denigratoria che certamente non rappresenta Pavoniana anche nella persona del Presidente stesso. Persona notoriamente pacata ed integerrima, infastidito dalle numerosissime telefonate ricevute durante le sue attività aziendali, il Presidente ha reagito d’impulso anziché confrontarsi con i Referenti incaricati di tale attività". E ancora: "Il Direttivo, consapevole che si tratta di un episodio isolato, rimane solidale con l’operato quasi cinquantennale del proprio Presidente, sempre rivolto alla crescita psico-fisica degli oltre 21.000 bambini/e che negli anni hanno partecipato alle varie attività sportive e non proposte dalla Società. In più di una occasione i Referenti incaricati si sono resi disponibili a dare riscontro alle richieste di ogni genitore, anche motivando scelte difficili e temporanee, come la restrizione e/o la sospensione delle attività a causa della Pandemia da Covid 19. Al rientro dell’emergenza sanitaria in corso, saremo lieti di riprendere le attività per tutti gli atleti, in totale sicurezza, sia sanitaria che individuale, perché il rispetto della persona in Pavoniana, è il punto di partenza di ogni attività".
Il padre di Clementina: Offensivo impedire alle femmine di giocare
Dalle registrazioni integrali delle diverse chiamate da noi rivolte alla segreteria della Pavoniana e al presidente Umberto Cervati, quel "Noi non accettiamo bambine" aveva un contesto più che preciso, confermato anche via mail. Ma per sicurezza abbiamo cercato di contattare nuovamente Cervati, che però, per ora, non ci ha risposto. "Come ho voluto proteggere mia figlia da un’ingiustizia – dice il papà di Clementina – voglio farlo anche dal clamore mediatico. Penso che la verità l’abbia detta lei stessa: non è avere qualcosa contro i maschi, ma è offensivo impedire alle femmine di giocare. Tutti i bambini hanno il diritto di farlo".