Emettono fatture false per ripulire il contante, scoperta maxi frode da 34 milioni di euro
Emettevano fatture false per ripulire il denaro contante che gli portavano i "clienti". Un giro d'affari da oltre 30 milioni di euro che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati 23 persone, tra imprenditori, prestanome e mediatori. Dovranno rispondere, a vario titolo, di "emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti" in concorso.
Le indagini della Procura di Busto Arsizio, e della guardia di finanza, hanno portato alla disposizione di specifiche misure cautelari, tra cui il sequestro preventivo di beni e denaro, per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro.
Le aziende "cartiere" e le provvigioni
La maxi frode fiscale coinvolgerebbe in totale una trentina di società lombarde e piemontesi, la maggior parte di queste con sede nel milanese. Queste avrebbero eseguito delle operazioni fittizie a beneficio di altre società usate come "cartiere".
Cioè aziende create con il solo scopo di emettere fatture false. In questo modo, giustificavano i bonifici bancari che ricevevano e restituivano ai propri "clienti" il contante. Ogni operazione richiedeva dal 5 all'8 per cento di provvigione.
30 milioni da fatture per operazioni inesistenti
In tre erano stati arrestati già l'anno scorso e avevano patteggiato pene dai 2 anni e 6 mesi ai 3 anni e 4 mesi. Negli ultimi mesi, poi, sono proseguiti i controlli nei confronti degli altri imprenditori coinvolti.
Si è scoperto che, tramite prestanome, le società avrebbero evitato di pagare le tasse deducendo costi e detraendo Iva a credito grazie a fatture false. Tra il 2017 e il 2021 avrebbero beneficiato di 30 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti e avrebbero detratto indebitamente 4 milioni di euro di Iva.