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Emettono fatture false per ripulire il contante, scoperta maxi frode da 34 milioni di euro

Sono 23 le persone iscritte nel registro degli indagati. L’accusa, a vario titolo, è di “emissione di fatture per operazioni inesistenti” in concorso. Attraverso prestanome, usavano delle aziende come “cartiere”, cioè con il solo scopo di ripulire il contante dei “clienti”.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto di repertorio
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Emettevano fatture false per ripulire il denaro contante che gli portavano i "clienti". Un giro d'affari da oltre 30 milioni di euro che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati 23 persone, tra imprenditori, prestanome e mediatori. Dovranno rispondere, a vario titolo, di "emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti" in concorso.

Le indagini della Procura di Busto Arsizio, e della guardia di finanza, hanno portato alla disposizione di specifiche misure cautelari, tra cui il sequestro preventivo di beni e denaro, per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro.

Le aziende "cartiere" e le provvigioni

La maxi frode fiscale coinvolgerebbe in totale una trentina di società lombarde e piemontesi, la maggior parte di queste con sede nel milanese. Queste avrebbero eseguito delle operazioni fittizie a beneficio di altre società usate come "cartiere".

Cioè aziende create con il solo scopo di emettere fatture false. In questo modo, giustificavano i bonifici bancari che ricevevano e restituivano ai propri "clienti" il contante. Ogni operazione richiedeva dal 5 all'8 per cento di provvigione.

30 milioni da fatture per operazioni inesistenti

In tre erano stati arrestati già l'anno scorso e avevano patteggiato pene dai 2 anni e 6 mesi ai 3 anni e 4 mesi. Negli ultimi mesi, poi, sono proseguiti i controlli nei confronti degli altri imprenditori coinvolti.

Si è scoperto che, tramite prestanome, le società avrebbero evitato di pagare le tasse deducendo costi e detraendo Iva a credito grazie a fatture false. Tra il 2017 e il 2021 avrebbero beneficiato di 30 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti e avrebbero detratto indebitamente 4 milioni di euro di Iva.

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