Emergenza polmonite in Lombardia, boom tra i bambini: a gennaio +60 per cento di accessi in Pronto soccorso
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È boom di polmoniti in Lombardia. Le prime tre settimane di gennaio 2025 hanno infatti visto in Lombardia un incremento del 63,3 per cento degli accessi in Pronto Soccorso per influenza degenerata in polmonite rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con un aumento significativo anche tra i bambini dai 6 ai 14 anni.
Nella prima settimana dell'anno nei Pronto soccorso della Lombardia, secondo i dati di Regione Lombardia hanno fatto ingresso 10.426 persone con sindromi respiratorie (nel 2024 erano 8.159, nel 2020 8.860), nella seconda settimana 8.995 (contro i 6.868 del 2024), nella terza 10.490 (6.968 nel 2024), nella quarta 10.606 (nel 2024 erano 7.2498), e ancora 9.989 e 9728 casi nella quarta e nella quinta settimana (contro i 7.649 e 7.631 dell'anno scorso).
A inizio anno, nello specifico, sono inoltre state diagnosticate 2.079 polmoniti, il 30,7 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, nella seconda settimana del 2025 1.816, ovvero il 65,3 per cento, e nella terza, tra il 18 e il 24 gennaio, 2077, ossia il 114 per cento in più. Tra i bambini e ragazzini dai 6 ai 14 anni, nella prima settimana, i casi sono passati da 37 a 120 (+224,3 per cento), nella seconda da 41 a 117 (+185,3 per cento) e nella terza da 35 a 192 (+448,5 per cento): nelle prime tre settimane di gennaio, insomma, le diagnosi sono passate dalle 113 del 2024 a 429 con un aumento del 279,6 per cento. I ricoveri, al momento, restano però nella media stagionale.
Un'emergenza che mette inevitabilmente sotto pressione ospedali e medici di base, che si trovano a gestire un numero elevato di pazienti con complicazioni respiratorie, dove non sempre è facile distinguere tra una tosse influenzale da una polmonite in fase iniziale, richiedendo approfondimenti diagnostici non sempre rapidamente disponibili. I sintomi, del resto, sono quelli classici: febbre, raffreddore, mal di gola e tosse. Un'influenza "tardiva" (con picco tra gennaio e febbraio) che spesso apre la strada a infezioni batteriche, da curare attraverso una terapia antibiotica.
"Ma nessun allarmismo", ha rassicurato intanto Paolo Bonfanti, docente di Malattie Infettive dell'università Milano Bicocca e direttore della Struttura Complessa di Malattie Infettive dell'Irccs San Gerardo di Monza. "Stiamo cercando di capire il fenomeno. In parte è dovuto alla maggiore diffusione di organismi già noti", come il mycoplasma pneumoniae che colpisce, appunto, soprattutto i ragazzi fra i 6 e i 14 anni. E questo spiega perché proprio in questa fascia d'età si sia registrato l'incremento maggiore.