Emanuele Fiano (Pd): “Buste paga più pesanti e una quattordicesima extra contro il carovita”
Le conseguenze della crisi economica stanno pesando fortemente su famiglie e imprese e la priorità del prossimo governo sarà quella di alleggerire questo carico. Ne è convinto Emanuele Fiano, candidato al Senato per il Partito Democratico alle elezioni politiche del 25 settembre. Per Fiano, già deputato dal 2006, il primo intervento del nuovo esecutivo dovrà "rendere le buste paga più pesanti, tagliando il cuneo fiscale e istituendo, grazie al recupero dell'evasione, una quattordicesima extra contro il carovita".
Il comune più popoloso del suo collegio è Sesto San Giovanni. Fin dal Dopoguerra era una roccaforte della sinistra, ma dal 2017 è governato dalla Lega. Cosa ha sbagliato la sinistra in quel territorio?
Altri comuni altrettanto popolosi del collegio, come Legnano, sono oggi governati dal centrosinistra, pur avendo avuto per anni governi locali di segno opposto. Come del resto anche Milano, per quasi un ventennio in mano al centrodestra e da tre tornate elettorali governata da noi. È l'alternanza democratica che, in un sistema a elezione diretta come quella dei comuni, ha molto a che fare con le scelte locali, comprese quelle delle specifiche candidature.
Poi, sicuramente, l'evoluzione della nostra società da industriale a post industriale ha reso tutto più fluido, soprattutto in una comunità come quella sestese dove la concentrazione delle grandi fabbriche manifatturiere era l'elemento caratteristico, con tutto il suo portato culturale e sociale. In ogni caso, l'attuale sindaco di Sesto è stato rieletto attraverso un forte risultato della sua lista civica piuttosto che dei partiti tradizionali del centrodestra, che non hanno raggiunto le due cifre. E questo è un dato che deve far riflettere.
Nella coalizione di centrosinistra ci sono forze politiche con vedute differenti, perfino sull'invio di armi all'Ucraina (Pd e +Europa favorevoli, Sinistra Italiana e Verdi contrari). Come pensate di trovare una sintesi in caso di vittoria?
Non per citare la parabola della pagliuzza e della trave, ma le vere ed eclatanti divisioni le vedo nel centrodestra, dove non sono d'accordo praticamente su nulla. Dalla gestione del bilancio dello Stato e del debito pubblico alla famosa flat tax, dalle sanzioni a carico di Putin alla collocazione in Europa e ai legami con certi regimi, fino alla gestione del fenomeno immigratorio, per non parlare della forma e dell'organizzazione dello Stato, tra presidenzialismo e autonomia regionale, l'elenco è lungo.
Noi abbiamo costruito un programma di governo chiaro e condiviso, pur nel rispetto delle giuste diversità e con al centro una politica chiara, coerente con l'Europa e con i valori che ci contraddistinguono e che vede nel Pd l'asse portante.
La crisi energetica sta già colpendo famiglie e imprese e l'autunno si prospetta ancora più difficile. Quali sono le misure non differibili che dovrà attuare il prossimo governo?
Qui l'azione deve essere su due piani, coordinati e coerenti: il primo nell'immediato con interventi di sostegno diretto a fasce di popolazione e imprese energivore, senza però far schizzare il debito pubblico, come qualcuno vorrebbe, poi separando immediatamente in bolletta le voci di produzioni dell'energia che hanno costi diversi dal gas e quindi permetterebbero un immediato riallineamento al basso dei costi e, infine, cancellando gli oneri in bolletta e tutti insieme seguire comportamenti virtuosi nel consumo, anche domestico, dell'energia.
Il secondo è strutturale, cioè l'azione unitaria dell'Europa sui costi energetici, che la destra non vuole perseguire, la piena attuazione del Pnrr sul comparto green e energetico, che la destra vorrebbe rinegoziare per pura propaganda bloccandolo nella pratica, e infine, la continuazione dello sviluppo e dell'incentivazione sulla produzione per fonti alternative di produzione di energia. Tutte cose che già il governo Draghi stava facendo ma che qualcuno ha interrotto, destra e populisti, facendolo cadere. Ci penseremo noi a continuare e aumentare interventi e risorse.
Uno dei pilastri del Piano Italia 2027 del Pd mette al centro il tema del lavoro. La vostra proposta di salario minimo potrà incentivare i più reticenti a non accontentarsi del reddito di cittadinanza?
Le due questioni sono diverse. Non penso che il bassissimo riscontro tra beneficiari del Reddito di Cittadinanza e nuovi occupati verta esclusivamente sulla mancanza, per alcuni settori del salario minimo, quanto più sul buco nel far incontrare domanda e offerta occupazionale. Il sistema dei navigator non ha funzionato e non a caso sosteniamo che vada riformato e vadano corrette storture anche clientelari che purtroppo molte volte sono state riscontrate.
Sulla questione del salario minimo è doveroso fare una specifica. In Italia ci sono 18 milioni di lavoratori e lavoratrici dipendenti, tra pubblico e privato, e circa il 90 per cento di questi beneficia di contratti di lavoro in cui il supposto salario minimo è contemplato. Mancano alcune fasce di lavoratori e a questi va garantito.
Nel pensare a un provvedimento di equità sociale, seguendo anche le avvertenze dei sindacati, non bisogna forzare con le leggi il quadro dei rapporti tra le parti sociali, correndo il rischio di far tornare indietro la situazione. Piuttosto, il primo intervento da compiere è rendere le buste paga più pesanti, tagliando il cuneo fiscale e istituendo, grazie al recupero dell'evasione che la destra non cita mai, una quattordicesima extra contro il carovita.
La storia della sua famiglia è nota, la preoccupano le derive nazionaliste di cui si sente parlare in questa campagna elettorale?
Preoccupano tutti coloro che hanno a cuore i valori e i principi della nostra Costituzione repubblicana. Sentire parlare di democrazie illiberali fa drizzare i peli. Sentire la leader della destra urlare da un palco di una manifestazione dei neofranchisti spagnoli di Vox che i loro valori sono i suoi non può lasciare indifferenti. Orban, Putin, il Trump dell'assalto al Campidoglio, i teorici della destra radicale Dughin e Bannon, sono questi i punti di riferimento politici e culturali, soprattutto della Meloni e di Salvini, che non a caso si sono opposti alla censura europea al loro sodale Orban per le violazioni dei diritti fondamentali.
Qui si trascende dalla normale dialettica politica tra le parti, come fu in passate elezioni, ma si arriva alla rimessa in discussione dei fondamentali dell'occidente democratico. Senza contare, poi, la negazione dei diritti, soprattutto delle donne, che continuano a essere agitati nelle dichiarazioni di leader e candidati, come quella che io ho contro nel mio collegio per il Senato (Isabella Rauti, ndr).
Parlando delle candidature nel suo collegio in molti lo riducono alla sfida tra il figlio di un sopravvissuto ad Auschwitz contro la figlia dell'ex segretario del Msi. Non crede che la campagna si sia eccessivamente polarizzata su questa contrapposizione a discapito dei temi sentiti dai cittadini?
Intanto Pino Rauti non è stato solo segretario del Msi, ma anche miliziano volontario nella Repubblica di Salò in formazioni che la Shoah la compirono, poi fondatore dell'organizzazione eversiva Ordine Nuovo, pienamente implicata nelle stragi della Strategia della tensione e partner politico di Julius Evola, cioè uno dei principali teorici del neonazismo. In ogni caso, ho subito dichiarato che colpe e meriti dei padri non ricadono su figli e figlie, ma che le radici culturali da cui ci si forma sono importanti.
Ho invitato più volte la mia antagonista a confrontarsi pubblicamente, ma lei è sempre fuggita: sarebbe stata l'occasione di rispondere complessivamente sulle questioni storiche e attuali sul tavolo, ma non c'è stato nulla da fare. Perché non puoi proporre soluzioni per l'oggi e per il domani senza che ciò che hai alla tua base conti.
Un esempio per tutti: la Meloni considera devianze i disturbi alimentari e del comportamento e vuole curarle mandando tutti a fare sport. Io voglio servizi e strutture contro le fragilità e le solitudini individuali e sociali e il potenziamento del servizio socio-sanitario pubblico e non considero diverso e deviato nessuno, come insegnava Basaglia. Le radici contano e sono di attualità.