Elezioni Milano, Bianca Tedone (Potere al popolo): “Sala è una delle due destre in città”
Alle elezioni comunali 2021 a Milano tra i tanti candidati sindaco c'è anche Bianca Tedone, di Potere al popolo. Ventotto anni, dipendente dell'Università, Tedone è finora la candidata più giovane nonché l'unica donna in corsa per la fascia tricolore. "Sono una militante di Potere al popolo, sono nata e cresciuta a Milano e sono una lavoratrice. Lavoro nell'amministrazione dell'Università, ho studiato Giurisprudenza e nel frattempo studio Filosofia per interesse personale", ha raccontato a Fanpage.it, che l'ha intervistata per conoscere le sue idee a proposito di alcuni dei temi e dei problemi che riguardano Milano.
Perché la sua candidatura?
Ci candidiamo per dire a chi non si riconosce nella narrazione di questa città come aperta, solidale, inclusiva che un altro modello è possibile. Fino a un anno fa prima della pandemia ci dicevano che Milano era il modello migliore del mondo: la città smart, la migliore in Italia. Poi c'è stata la pandemia che ha fatto crollare questo castello di carta, perché anche a Milano come in tante altre città i lavoratori precari sono stati lasciati a casa, i trasporti sono diventati focolai di Covid perché non sono stati rafforzati. E quindi oggi per aggiustare un po' il tiro ci dicono che forse non è il migliore, ma è l'unico modello possibile. Noi ci candidiamo per dire che un altro modello è possibile, questo modello di città non è un destino naturale ma quello che hanno voluto costruire con delle scelte politiche sbagliate e che un altro modello che abbiamo chiamato "città pubblica" va costruito sulle macerie di questo. Il modello Sala non si può aggiustare, va abbattuto e ricostruito.
Milano è una città per ricchi?
Milano è stata costruita come un parco giochi per ricchi: ha un costo della vita sempre più insostenibile da tutti i punti di vista in termini di diritto alla casa, di costo dei trasporti. Con gli stipendi che non sono commisurati a questo costo della vita la maggioranza di chi vive e lavora in questa città si brucia tutto lo stipendio del mese e quindi non c'è possibilità di avere una progettualità di lungo periodo.
Lei è la candidata più giovane: Milano è una città per giovani? In questa fase della pandemia è emerso con forza il tema del disagio giovanile, c'è una narrazione che li colpevolizza.
Pensiamo che i giovani siano stati tra le fasce più colpite dalla pandemia e questo ha portato anche a un crollo dell'ideologia che hanno costruito, secondo cui questa era una città per giovani. Invece i giovani hanno perso il lavoro, sono stati lasciati a casa, penso anche ai giovani studenti rinchiusi nell'assurda didattica a distanza e che sono rimasti isolati. E di fronte a tutto questo hanno avuto pure la faccia tosta di colpevolizzare chi usciva per un aperitivo. Ti mandano al lavoro su carri bestiame, mezzi di trasporto affollati e poi ti colpevolizzano perché esci di casa dopo il lavoro: è evidentemente un modo per spostare le responsabilità che sono quelle collettive, politiche, non sono quelle individuali. Noi vogliamo parlare a questi giovani perché è vergognosa la campagna di attacco portata avanti dai media su questo tema e che ha fatto sponda a chi ha delle gravissime responsabilità: la Regione, ma anche la giunta comunale che è appiattita sulle posizioni della Regione e da cui si è smarcata solo in modo opportunistico e di facciata.
È anche l'unica candidata donna. Cosa offre questa città alle donne?
Il modello di città di Milano è stato costruito per schiacciare le fasce più deboli ed è un modello che schiaccia le donne che non sono lo 0,1 per cento delle top manager col master in Bocconi o le donne in carriera. Noi vogliamo dar voce alle tante donne che abbiamo visto in questi mesi facendo i volontari, le donne schiacciate da questo modello di precarietà, di costo della vita insostenibile e su cui ricade tutto il lavoro di cura oltre che il lavoro normale in una società in cui la divisione dei ruoli non si è trasformata rispetto a un sistema patriarcale. Respingiamo al mittente il femminismo elitario e di facciata che parla allo 0,1 per cento delle donne che piace tanto a Sala o al centrosinistra.
Tra i dossier che il prossimo sindaco di Milano si troverà a dover affrontare c'è quello del nuovo stadio di San Siro.
Pensiamo questa sia stata l'ennesima occasione per mettere a profitto un'area per gli interessi di pochi affaristi privati a scapito della collettività. È un problema che ha un lato ambientale, ma che riguarda la qualità della vita di questa città perché riguarda anche i servizi che vengono messi in campo in queste aree oggetto di speculazione, che sono spesso privati e non hanno l'accessibilità dei servizi pubblici. Si costruiscono aree che non sono al servizio della collettività e di chi a Milano vive e lavora. Lo stadio di San Siro è soltanto un esempio, ci sono tanti altri progetti di speculazione che stanno venendo fuori in questa città.
Siete contrari alla logica dei Grandi eventi: ma come fare con le Olimpiadi invernali del 2026?
Noi pensiamo che anche le Olimpiadi siano state l'occasione per far affluire enormi capitali pubblici e privati al servizio dei privati e non della maggioranza di chi vive e lavora a Milano. Questo ha tutto un portato di conseguenze sul territorio, sui progetti di speculazione come quello sugli scali ferroviari. Ad esempio a Porta Romana, che è a ridosso di una zona popolare che conosciamo bene perché è quella dove facciamo i volontari, che porterà all'espulsione delle fasce popolari che ancora vivono a ridosso di queste aree perché si impenneranno, come già sta avvenendo, i prezzi delle case e gli affitti. Siamo contrari a questo tipo di eventi: anche perché il lavoro che producono questo eventi è precario e sfruttato. Queste sacche di lavoro precario andrebbero risolte con investimenti pubblici nei servizi, che sono stati smantellarti via via in questi anni: servizi sociali, relativi alla mobilità, tutto quello che è stato smantellato.
Emergenza abitativa: come pensate di risolvere il problema, che si annida anche nella gestione delle case Aler da parte della regione?
In realtà c'è una grossa parte di edilizia abitativa che è a gestione comunale, di Mm. Anche nella parte di Mm ci sono migliaia di appartamenti sfitti e da ristrutturare. Non è che c'è tutta questa differenza tra la gestione delle case Aler da parte della Regione e la gestione delle case di Mm da parte del Comune. Ancora un volta come su altri temi qui troviamo una contrapposizione che è solo di facciata: se andiamo a vedere le scelte politiche di fondo sono le stesse. Tra l'altro noi diciamo che i servizi e i beni pubblici devono essere gestiti dal pubblico: non importa se c'è la partecipazione del Comune o se certe aziende sono di proprietà del Comune: sono comunque società per azioni o enti di diritto privato che agiscono nella logica del profitto, questo vuol dire razionalizzazione che è un modo carino per dire tagli. E infatti in questi anni Sala ha puntato tutto sul social housing, di carattere privato che ha dei prezzi non vengono incontro alla vera e propria emergenza abitativa che questa città vive. Se si vede il documento unico di programmazione con cui il Comune di Milano detta le linee strategiche della propria azione politica non si cita una sola volta l'edilizia pubblica popolare in una città che è in emergenza abitativa: cosa c'è da commentare?
Uno dei temi che caratterizzerà la campagna elettorale è quello della mobilità, in particolare le piste ciclabili.
Noi diciamo che anche sul fronte della mobilità non bisogna mettere qualche toppa, bisogna fare un cambio di sistema in cui sicuramente le piste ciclabili in un'area che è tra le più inquinate del pianeta sono necessarie, ma sono soltanto un mettere una toppa di facciata se non sono integrate in un sistema di trasporto pubblico che sia capillare e che garantisca il diritto alla mobilità a tutti. Anche la questione delle entrate a pagamento (Area C, ndr) è una bandierina ancora una volta per far cassa e per escludere chi la macchina elettrica non se la può permettere.
Veniamo agli altri candidati alle elezioni comunali Milano 2021. A sinistra, come spesso accade, c'è un po' di frammentazione. Con alcuni candidati con cui sembra esserci più vicinanza, come Gabriele Mariani di "Milano in Comune", non sarebbe stato meglio raggiungere un accordo?
Noi in questi anni a Milano abbiamo visto tanti cartelli elettorali della cosiddetta sinistra che si sono uniti talmente tanto per far star dentro tutti che non hanno più rappresentato chi vive fuori dalla Circonvallazione interna. Se guardiamo anche l'andamento elettorale dal 2012 ad oggi, vediamo che il centrosinistra e le sue stampelle hanno vinto nel centro storico. Questo non perché chi vive nelle periferie si è rincoglionito, o non capisce niente come dice qualcuno pontificando dall'alto in modo classista: capiscono benissimo nelle periferie, capiscono che il centrosinistra e le sue stampelle non rappresentano più gli interessi della maggioranza di chi vive e lavora in questa città perché è rimasto subalterno alle peggiori politiche che anche a livello nazionale sono state fatte dal centrosinistra e rimane compatibile con un sistema che è da distruggere. A noi non ci interessa fare cartelli elettorali con chi non va al nodo delle contraddizioni. Non basta dire vogliamo le case popolari, il trasporto pubblico: come facciamo a fare le case popolari se ci muoviamo in un contesto che è quello dell'austerità che ci richiede l'Ue e il suo servo diretto che è il governo Draghi? Noi diciamo: i servizi pubblici li vogliamo e quindi se necessario rompiamo i vincoli di bilancio che sono imposti e strozzano la possibilità di fare spesa pubblica. Tra l'altro in una situazione in cui i soldi pubblici e non solo privati quando ci sono da fare i grandi eventi arrivano, e invece per le case popolari no.
Il centrodestra ha finalmente individuato il suo candidato in Luca Bernardo. Crede che non abbiamo voluto pestare troppo i piedi a Sala, perché alla fine non sono molto diversi?
Sala rappresenta perfettamente anche gli interessi del centrodestra. Hanno ritardato perché dovevano trovare l'agnello sacrificale, ma d'altronde Sala era il braccio destro della Moratti, la capofila dei tagli alla sanità, della privatizzazione della sanità. Poi Sala specula sulla sanità facendo la lista "Milano in salute" quando da un punto di vista delle dichiarazioni politiche e del suo agire politico in quest'anno di pandemia è rimasto assolutamente appiattito sulla gestione della Regione, e ha anzi tirato la volata a Confindustria con la sua campagna "Milano non si ferma", con le operazioni propagandistiche come quella dell'ospedale in Fiera. E per altro il Comune di Milano ha tutta una serie di competenze che riguardano la programmazione sanitaria in questa città e quindi è corresponsabile insieme alla Regione di uno smantellamento della sanità territoriale: quindi non ci vengano a fare il rimpallo delle responsabilità, perché è un teatrino anche questo.
Ma in un eventuale ballottaggio tra Sala e Bernardo potreste votare per il "male minore"?
In questa città abbiamo due destre: una è quella di Sala e l'altra è quella del centrodestra. Sono nemici, rappresentano il nostro nemico e un modello di sviluppo che noi vogliamo abbattere. Non esiste proprio che noi votiamo Sala.
La prima cosa che farebbe qualora venisse eletta sindaca?
Case popolari: vediamo da mesi la gente che vive nelle periferie di questa città e che è veramente a pezzi e oltretutto viene colpevolizzata e criminalizzata. C'è il diritto alla casa da garantire a Milano.