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Elena Casetto morta a 19 anni in un incendio in ospedale, la giudice: “Gravi omissioni della struttura”

Elena Casetto è morta a 19 anni in un incendio in ospedale a Bergamo. La giudice ha assolto due addetti dell’antincendio, ma ha chiesto nuove indagini perché ci sarebbero state “gravi omissioni nella valutazione del rischio incendio”.
A cura di Ilaria Quattrone
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Elena Casetto, vittima dell'incendio all'ospedale di Bergamo
Elena Casetto, vittima dell'incendio all'ospedale di Bergamo

Il 13 agosto 2019 Elena Casetto è morta in un incendio all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Aveva 19 anni ed era ricoverata nel reparto di Psichiatria: era in contenzione dopo un tentativo di suicidio. Ad appiccare quel rogo è stata proprio lei. Considerato quanto accaduto, sono state immediatamente avviate le indagini sfociate poi in un processo. La giudice Laura Garufi ha assolto gli addetti dell'antincendio, ma ha disposto nuove indagini.

Nelle motivazioni della sentenza ha spiegato che l'assoluzione è conseguenza di quanto concluso dal perito nominato dal tribunale. L'adolescente, infatti, è morta in pochi secondi. I due addetti non avrebbero potuto fare nulla di più di quanto hanno fatto. Sono intervenuti nel giro di otto minuti usando estintori e idranti. Avrebbero potuto prendere la macchinetta più vicina, ma anche se lo avessero fatto non avrebbero potuto salvare la ragazza.

Per quanto riguarda la richiesta di ulteriori approfondimenti, la giudice ha chiesto alla Procura, come riportato dal quotidiano Il Corriere della Sera, di valutare le eventuali responsabilità del datore di lavoro di allora e del responsabile dei rischi per una "omessa valutazione del rischio incendio".

Nelle motivazioni della sentenza si legge: "Emergono con prepotente evidenza numerosissimi fattori di pericolo, non adeguatamente valutati". Tra questi la  "disponibilità di fiamme libere (accendini)" o la "presenza di lenzuola non ignifughe". Sarebbero state utilizzate lenzuola di cotone "inspiegabilmente presenti per ragioni di esclusivo "maggiore comfort"". Ci sarebbe inoltre stata una mancata "attivazione dell'impianto sprinkler" e cioè degli spruzzatori a grappolo che non sarebbero stati utilizzati per motivi di sicurezza perché i pazienti avrebbero potuto usarli per ferirsi.

Dopo la morte della ragazza, sono stati però installati i sistemi a scomparsa che scendono con la pressione. A ogni modo, non sarebbero state predisposte "misura compensative (sostituzione con impianto di nuova generazione)", non sarebbe stato realizzato un impianto di "espulsione dei fumi caldi (previsto in altri reparti)" né sarebbero state predisposte "misure atte a contenere le conseguenze del possibile coinvolgimento dei gas medicali in un incendio".

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