video suggerito
video suggerito

Eleganza e riservatezza: la recensione di “De André, la storia”, concerto omaggio a Faber

Recensione di “De André, la storia”, concerto omaggio a Fabrizio De André prodotto da Stage 11 che prossimamente metterà in scena anche “Battisti, la storia” al Teatro Leonardo di Milano.
A cura di Filippo M. Capra
41 CONDIVISIONI
Immagine

Seduto davanti al microfono con una gamba sull'altra, proprio come faceva Faber, Carlo Costa si nasconde dietro due occhiali da sole forse a mascherare l'emozione. Questa la sensazione di chi, tra il pubblico in platea al Teatro Leonardo di Milano, ha assistito a "De André, la storia", concerto omaggio al compianto Fabrizio. Costa e i meravigliosi musicisti che lo accompagnano nella messa in scena condividono con il cantautore genovese l'eleganza e la riservatezza di chi star non è e non vuole esserlo. Non è il personaggio che deve farla da padrone, ma il messaggio che portano le canzoni, per l'occasione "prese in prestito" e onorate al meglio delle proprie possibilità.

Recensione di "De André, la storia"

Impresa ardua replicare alla perfezione il timbro vocale di Faber e gli arrangiamenti della Pfm, ma se per alcuni tratti, specialmente nelle note più basse, Costa pare reggere il paragone, in altri tratti – forse conscio dell'impossibilità di pareggiare la voce di De André – si lascia andare ad un canto che abbandona la perfezione vocale del cantautore per cercare di godersi a sua volta il repertorio di Faber. A tratti, l'impressione è stata quella che Costa fosse più concentrato a non sbagliare piuttosto che a lasciarsi trasportare dal ritmo delle canzoni stesse. Simile il discorso per i musicisti, tra i quali una nota di merito va al batterista Alessandro Matteucci che ha dovuto riprendere in corsa il tempo perso dai colleghi, che al netto di alcune inesattezze hanno retto benissimo due ore di concerto con la metà degli strumenti a disposizione del gruppo che ha seguito De André durante il suo ultimo tour nei teatri. Per questo è corretto soffermarsi sul ruolo di tutti i componenti della band e nella fattispecie Luca Santangeli al basso ed Eanda Lutaj al flauto. Quest'ultima ha tenuto botta col suo flauto traverso anche laddove sarebbero serviti degli strumenti a corda.

Carlo Costa al suo meglio in Giugno 73

In due ore al Teatro Leonardo di Milano si è tornati a respirare la genovesità di Faber. Un'excursus che è iniziato con La canzone di Marinella ed è terminato con Il pescatore, secondo bis dopo Volta la carta. Nel mezzo, una sequela di quelli che oggi definiamo "successi" di De André: da Hotel Supramonte a Canzone del maggio, da Un ottico a Giugno 73 (quest'ultima la migliore interpretazione di Costa ad avviso di chi vi scrive). "De André, la storia" è tutto sommato un piccolo gioiello per un pubblico consapevole delle difficoltà di riproporre i brani del poeta genovese e della rock band tra le più blasonate nel panorama internazionale. E forse, proprio per questo, il senso di soddisfazione al termine del concerto è ancora più prezioso.

41 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views